la religione, si sa, è una cosa dannatamente seria. e con la fede, in qualsiasi forma essa si manifesti, ci devi avere a che fare. accade così per la religione, per il calcio, per la politica e sì, anche per la musica. per mia fortuna, o sfortuna vedete voi, non sono stato mai fanatico di nulla, posso essermi infervorato, inalberato, posso aver schierato tutte le mie emozioni, ma la ragione ha prevalso sulla fede (va così per la religione, la politica e il calcio) anche se non totalmente sugli affetti (leggi alla voce musica).
i giornali, le radio, i social network in questi giorni impazzano di notizie, opinioni, foto ricordo e quant’altro sugli ultimi concerti di Bruce Springsteen a Milano, Firenze e Trieste in questi giorni. bene, bravi anzi bravo il Boss è pur sempre il Boss, mi sono detto. sì perché si da il caso che Bruce sia uno dei miei preferiti, se non il mio preferito. probabilmente un bel ex aequo con gli Stones, dipende dai giorni.
e qui veniamo alla religione. perché sì, a Springsteen ho dato cuore e orecchie ma non il cervello. sarò eretico, ma alla messa di San Siro, non ho sentito il bisogno di andarci, tantomeno a Firenze. e dire che questa volta ci sono pure andato vicino, ma sarà che a parte averci un parente appassionato (che non è potuto andare e che avrei seguito nel caso), non ho amici stretti o conoscenti praticanti della Brucemania. e anche se è l’artista di cui ho più album in casa (all’appello dovrebbero mancarmi Human Touch, Magic e Working on a Dream, a detta di tutti prescindibili, l’ultimo addirittura inascoltabile), non sento il bisogno di assistere al cerimoniale. e dire che conosco persone che vanno all’estero per vederlo.
non so, di mio tendo a non farmi mai prendere la mano dalle cose che mi piacciono, per cui pur essendo tra quelli che amano Springsteen, riesco tranquillamente a far parte di quelli che non l’hanno mai visto dal vivo. sarà che in cuor mio ho sempre paura di rimanere deluso, sarà che, da suonatore, passerei più tempo a studiare il concerto che non a godermelo a pieno. e poi lo ammetto, in mezzo alle bolge mi sono sempre trovato male e i riti, pur piacendomi, mi hanno sempre un po’ spaventato.
per farla breve, sono uno springsteeniano eretico, ma non credo che finirò sul rogo per questo, come dice un anziano musico delle mie parti, la musica è più bello farla che ascoltarla, e forse sarò un po’ troppo sognante, ma io preferisco essere sull’altra parte del palco. sarà perché è lì, che nel mio piccolo mi son preso tutte le mie rivincite. anche grazie a Bruce.
Jack