Pubblicità
Mese: febbraio 2012
la canzone che non c’è.
vigilia di un Sanremo e terrore che invade le nostre orecchie. non so chi partecipa, ma del resto neanche chi prende parte alla gara lo sa, so solo che anche quest’anno c’è Morandi e che Celentano, che non ho capito quante serate fa, prende un compenso stratosferico da devolvere in una non meglio precisata beneficenza. Sanremo è anche chiamato il festival della canzone italiana, ma è da un bel po’ di tempo che mi chiedo dove sia questa canzone italiana, chi rappresenti e soprattutto cosa. la scorsa settimana, uno dei massimi rappresentanti della canzone italica, Vasco Rossi, ha compiuto sessant’anni, un po’ più di trenta li ha passati cantando, sicuramente gli ultimi venti li ha passati per lo più rompendo. e dire che c’è stato un periodo in cui questi dinosauri, oggi fuori tempo massimo, erano davvero la canzone italiana. se Celentano e Morandi sono stati i cantanti del boom economico, Rossi è stato il cantante che meglio ha rappresentato (e anticipato) l’epoca dell’ostentazione, dell’individualismo sfrenato e della disillusione, tanto che oggi, a trentaquattro anni dal suo esordio, ancora non c’è stato uno in grado di succedergli nel dare una voce a quest’epoca, e lui sprofonda nell’ovvietà più ovvia, senza più graffiare, voce rassegnata per un popolo di rassegnati. parafrasando il Moretti di “Palombella rossa” cosa significa oggi Sanremo? nulla di più di quanto non significhi tutto il resto, la nostra sciatta politica che tenta di sopravvivere a se stessa, il nostro campionato di calcio, che sorprende solo gli ingenui, il nostro costume che si riscopre solidale, solo quando la catastrofe bussa alla porta. Sanremo è la canzone che ci meritiamo oggi, un ricordo da poco, un ronzio da dimenticare, polemiche gratuite, i risultati che si sanno in anticipo, la farsa che si fa spettacolo tutti che sanno tutto e tutti che fingono magistralmente. specchio di un’Italia che non sa più (in)cantare, o per lo meno non lo fa con gioia, non coglie l’emozione perché troppo impegnata a sopravvivere; Sanremo ci passerà sopra come una finanziaria, l’ennesimo tributo da pagare, l’ennesimo carrozzone inutile da mantenere, con buona pace del rigore e della sobrietà. intanto per strada, mentre cammineremo, non ci accorgeremo che quello che ci manca davvero, è una canzone che canti di questo tempo, senza pretese di impegno sociale o di chissà quali altre cose. quello che ci serve è una canzone che parli di noi, che ci ricordi le nostre paure senza opprimerci, che ci inviti ad andare avanti anche quando tutto intorno non restano altro che le nostre macerie. qualcosa che quando lo ricorderemo, ci faccia pensare a questo tempo col sorriso di chi ce l’ha fatta, anche grazie a questa canzone che non c’è.
Stefano Bonacorsi
nient’altro che silenzio (inverno)
vorrei saperti qui
il tuo respiro accanto al mio
a placare la mia claustrofobia
mentre fuori non c’è nient’altro che silenzio,
e poterti abbracciare
per poter rallentare il battito
in un buio finalmente rassicurante
mentre fuori il biancore opprime e soffoca
e l’inquietudine è nient’altro che silenzio.
vorrei correre in una primavera interiore
per sciogliere l’ansia, e fingere
che l’inverno non esista
che non esistano domeniche sospese
e tramonti nascosti
mentre l’orizzonte non ha nient’altro che silenzio.
vorrei che il buio fosse solo un passaggio
e la neve soltanto un pretesto,
vorrei che le nostre parole
potessero incontrarsi al varco
e fondersi in un unico respiro
mentre attorno non c’è nient’altro che silenzio.
Jack
Shoot Up!
Informiamo i lettori di questo evento interessante che si tiene a Pavullo dal 12 al 25 febbraio. Tutte le informazioni le leggerete qui sotto.
“SHOOT UP!”
Chi ha detto che le immagini non possono fare casino? In shoot up il frastuono del Rock si fonde tra pittura e fotografia. La bellissima cornice dei sotterranei del Palazzo Ducale di Pavullo nel Frignano, ospiterà una mostra di pittura e di fotografia: performance live acustica e reading di racconti sul tema del rock e del silenzio senza il quale non sarebbe possibile apprezzare il suono. Col patrocinio del Comune di Pavullo Nel Frignano. EVOLUTION ROCK: All’interno della mostra 5 artisti locali lavoreranno in tempo reale a un’ opera pittorica che illustra l’evoluzione del Rock dai “campi di cotone” alla scena indipendente contemporanea. SPECIAL GUEST: FRANCO ORI: 1961, per lungo tempo il disegno e la pittura sono stati il mio diario personale.Un mezzo per scaricare tensioni, rabbie, gioie, paure.[…]Penso che il motivo principale per cui dipingo soggetti legati alla musica sia che non so suonare uno strumento e nemmeno cantare e mentre dipingo ho la senzazione di fare tutto questo.[…] cit.http://www.francori.it/FRANCORI_NUOVO_SITO/About.html Franco Ori si esibirà nella creazione in loco di un’opera irriverente sulla sacralità del rock&roll. MONELLE CHITI: Toscana, classe 1983, è una delle fotografe più conosciute nell’ambiente musicale italiano. Vive a Milano, ha studiato fotografia in Toscana ed è specializzata in foto di concerti ed eventi musicali. Le sue foto sono state pubblicate sul Corriere della Sera, La Repubblica, Il Mucchio, XL, Rolling Stone ed altre importanti riviste. Il sito per vedere i suoi lavori è www.flickr.com/music FOTO MANFREDINI: “L’immagine e’ la voce del tempo istanti di vita, paesaggi, storia. http://www.facebook.com/fotomanfredini?ref=ts Album “Revolution Rock”: http://www.flickr.com/photos/fotomanfredini/sets/72157628703118545/ PITTORI: FRANCO ORI: PAMELA JICA MEZEA: DANIELE COVILI SARA BERTACCHI: GIULIA PATTAROZZI OMAR CRUZ LUNA: FRANCESCO COCETTI FOTOGRAFI: MONELLE CHITI: FOTO MANFREDINI: LINDA BRUSIANI GIULIO SERAFINI: FRANCESCO FRUSTA REFFO: TOMMASO ZANASI: PATRIZIA FERRARINI: GIORGIO RAFFAELLI: MAURIZIO GUALMINI: LANFRANCO COVILI: DAVIDE CRISTIANI SCRITTORI: NICOLO’ GIANELLI EMANUEL GAVIOLI DOMENICA 12 FEBBRAIO 2012: VERNISSAGE buffet e open bar apertura mostra ore 18.00 live performance by “EDO” ore 20.00 SABATO 25 FEBBRAIO 2012: Chiusura concept mostra gli artisti presenteranno la Linea temporale completata Reading di: NICOLO’ GIANELLI EMANUEL GAVIOLI Direzione artistica a cura di: Serena Doddi Si ringrazia GOLD ART CERAMICA S.P.A. |
arte senza maschera
c’è un’altra Italia (ma non quella che pensate voi)
una riflessione che potete leggere qui, mi ha spinto a compierne una personale: c’è un’altra Italia, ma non quella idealizzata che ci rammentano gli antiberlusconiani (altra gente che ha perso il posto fisso) ogni volta che la stanchezza gli fa vincere le elezioni. l’altra Italia di cui parlo è più cinica e disillusa, più qualunquista se vogliamo, ma non spietata. è l’Italia che resiste, o meglio sopravvive e sostiene tutta la baracca restante. è l’Italia che va avanti comunque a testa bassa, senza fiducia in niente, che subisce il campionato di calcio e che distrattamente sostiene la nazionale negli eventi importanti. un’Italia che sopporta le angherie del governo, se ne lamenta rassegnata ma va avanti, senza vittimismi, consapevole che Francia o Spagna che sia, se non si lavora nun se magna. è un’Italia di piccoli evasori, che non lo fanno per furbizia o per vizio, ma per sopravvivenza a un paese che strozza. non è un élite come vorrebbero alcuni progressisti da salotto, ma è una nicchia che spinge una massa. è la continua affermazione della teoria del caos, il battito d’ali di farfalla in una campagna sperduta, che crea i cataclismi nel resto del paese. è l’Italia che pensa a se stessa e se ne fotte del resto, infastidita ma nulla più, da quello che dicono all’estero, e sprezzante verso i propri connazionali. è un’Italia la cui ambizione è migliorare prima di tutto se stessa senza rivoluzioni o scalate sociali. è l’Italia che quando si stufa non si mette a capo della rivolta ma ne fa parte, con distacco, non per interesse ideologico ma per stanchezza. la stessa stanchezza che oltre sessant’anni fa spinse molti italiani a darsi alla macchia. me la possono raccontate come vogliono, ma alla retorica della resistenza patriottica, io preferisco la resistenza di chi semplicemente non ne poteva più di guerra e di fame, e non sognava un’Italia migliore, ma solo un avvenire migliore per sé e i propri cari. allora come oggi, resistere non è un fatto ideologico, come ce la vogliono raccontare, ma di sopravvivenza. il fascismo di oggi ha il volto delle banche, dell’omologazione consumistica, della burocrazia europea e del suo rigore, dei privilegi di casta, delle mafie, siano esse armate in maniera tradizionale, o siano incravattate. allora come oggi, il fascismo lo si subisce, si acconsente almeno fino a quando il sopruso non diventa insopportabile. l’Italia diversa non ha l’ambizione di abbattere il regime, in qualsiasi forma esso si manifesti, non ha obiettivi, se non la propria sopravvivenza. una sopravvivenza apolitica, che si insinua tra le crepe del sistema e che ogni tanto ne fa emergere i difetti che poi puntualmente, diverranno segreti di pulcinella buoni per i nuovi masanielli mediatici che si faranno tribuni, e poi capi partigiani. non c’è niente da ammirare in questa Italia, se non la determinazione con cui va avanti nonostante le avversità. non c’è niente da ammirare nel senso civico del termine perché non è fatta di eroi, né di santi né di niente. è fatta di persone, le poche rimaste in questo paese. le persone che con semplicità e costanza, e quasi del tutto inconsapevolmente, mandano avanti una nave di cristallo che si ostina a navigare su oceani di pietra.
Jack
preambolo
e così Splinder ha chiuso, senza aspettare che Jack compisse il suo primo lustro. da ieri non trovate più il vecchio “The Jack Tempesta’s Chronicles”, mentre l’isola della tempesta dovreste ormai sapere dove trovarla, con tutti i vecchi post (con data accanto) e qualcosina di nuovo. che ne è stato del vecchio Chronicles? è stato salvato, pagina per pagina ed è sul mio disco fisso ad aspettare di prendere una nuova forma. nel frattempo posso darvi un titolo e un preambolo. il titolo è “The Jack Tempesta’s Chronicles- autobiografia di un blog(ger)” e il preambolo è il seguente:
“Chi è Jack Tempesta?
Mi presento: mi chiamo Stefano Bonacorsi e di mestiere non faccio lo scrittore. Questo non è il mio primo libro, bensì il secondo, anche se ho iniziato a scriverlo molto tempo prima del precedente.
Questo che state leggendo è il preambolo necessario di una raccolta di scritti, più precisamente la raccolta dei post del mio blog sulla piattaforma di Splinder, intitolato “The Jack Tempesta’s Chronicles”. Si tratta di un blog che ho aperto a gennaio del 2007 e fino a novembre 2011 ha totalizzato più di diecimila visite. Non molte in realtà, ma per un piccolo blog di un modesto blogger di provincia, sono comunque tante. Il motivo per cui riporto tra queste pagine gli scritti in questione sta nella chiusura della piattaforma e di conseguenza del blog.
A essere onesti, avrei potuto proseguire l’intera avventura su di un’altra piattaforma, ma la pigrizia tecnologica e soprattutto la lentezza di certi procedimenti, mi hanno fatto desistere, o megli o mi hanno fatto dirottare su un progetto di raccolta. Lo scopo è quello di conservare quanto il mio Blog ha avuto da dire in questi anni (e quindi quanto ha avuto da dire il suo autore) e di renderlo accessibile anche a chi non lo ha potuto visitare in tempo.
In queste pagine troverete dunque una sorta di greatest hits dei miei scritti per il web. Non tutti, ve lo anticipo. Alcuni riletti sono imbarazzanti, altri tremendamente ingenui, altri ancora datati. Alcune cose poi sarebbe stato meglio non scriverle, ma tant’è, il danno è fatto e quelle scorreranno alla deriva delle reti telematiche, in attesa che qualcuno le peschi (e le posti). Principalmente ci sarà spazio per la poesia, le riflessioni intimiste, la politica trattata in maniera semiseria, un po’ di sport e poco altro. Il tutto selezionato da me a mio insindacabile giudizio.
Prima di continuare però occorre spiegare perché Jack Tempesta.
Innanzi tutto Jack, è il classico nome da eroe, per lo meno uno dei più in voga di sempre, e poi suona abbastanza bene. Tempesta è legato al desiderio di scuotere, di far riflettere. Insomma le due cose coniugano una, il sogno di bambino di essere un eroe; l’altra il sogno tardoadolescenziale di essere un sovversivo, un rivoluzionario e un intellettuale. Non sono riuscito in nessuna delle quattro cose appena elencate, ma mi sono divertito.
Jack Tempesta è nato come rapper, un rapper che conosco solo io (e nei post che leggerete, questa spiegazione ci sarà) poi è diventato il nickname del mio primo indirizzo e-mail. Due cose mi hanno chiesto a riguardo: se c’entrava il Jack Frusciante di Enrico Brizzi o il Jack Sparrow di “Pirati dei Caraibi”. Nessuno dei due, Jack è frutto della mia fantasia malata. Per un po’ di tempo con questo pseudonimo ho scritto sul giornalino universitario “Pollution” (in onore di Franco Battiato) “organo di stampa” dei Collettivi di Sinistra in Movimento di cui facevo parte (so che state pensando male, e avete ragione). Nel gennaio del 2007 ho deciso di intitolare un blog con questo nome, e di firmare i post così. A dire il vero il blog è partito in sordina perché fino ad agosto di quello stesso anno, non feci praticamente nulla. Poi dopo poco alla volta… fino ad arrivare qua!
Di acqua sotto i ponti ne è passata e tante cose sono cambiate. In ordine più o meno cronologico qui è (quasi) tutto riportato. Mi auguro possa essere di vostro gradimento e che, come quando ho iniziato questa avventura, cogliate il piacere che io ho di condividere le mie parole con voi.
Detto questo vi lascio con l’incipit del mio blog, una piccola poesia che credo riassuma tutto il mio essere. Buona lettura.
se avete letto fino a qui, non avrò bisogno di spiegarvi altro. restate in attesa, in queste cose ci metto un pò di tempo, ma presto potrete riavere (quasi) tutto il vecchio blog tra le vostre mani. si tratta solo di aspettare.
Mi presento: mi chiamo Stefano Bonacorsi e di mestiere non faccio lo scrittore. Questo non è il mio primo libro, bensì il secondo, anche se ho iniziato a scriverlo molto tempo prima del precedente.
Questo che state leggendo è il preambolo necessario di una raccolta di scritti, più precisamente la raccolta dei post del mio blog sulla piattaforma di Splinder, intitolato “The Jack Tempesta’s Chronicles”. Si tratta di un blog che ho aperto a gennaio del 2007 e fino a novembre 2011 ha totalizzato più di diecimila visite. Non molte in realtà, ma per un piccolo blog di un modesto blogger di provincia, sono comunque tante. Il motivo per cui riporto tra queste pagine gli scritti in questione sta nella chiusura della piattaforma e di conseguenza del blog.
A essere onesti, avrei potuto proseguire l’intera avventura su di un’altra piattaforma, ma la pigrizia tecnologica e soprattutto la lentezza di certi procedimenti, mi hanno fatto desistere, o megli o mi hanno fatto dirottare su un progetto di raccolta. Lo scopo è quello di conservare quanto il mio Blog ha avuto da dire in questi anni (e quindi quanto ha avuto da dire il suo autore) e di renderlo accessibile anche a chi non lo ha potuto visitare in tempo.
In queste pagine troverete dunque una sorta di greatest hits dei miei scritti per il web. Non tutti, ve lo anticipo. Alcuni riletti sono imbarazzanti, altri tremendamente ingenui, altri ancora datati. Alcune cose poi sarebbe stato meglio non scriverle, ma tant’è, il danno è fatto e quelle scorreranno alla deriva delle reti telematiche, in attesa che qualcuno le peschi (e le posti). Principalmente ci sarà spazio per la poesia, le riflessioni intimiste, la politica trattata in maniera semiseria, un po’ di sport e poco altro. Il tutto selezionato da me a mio insindacabile giudizio.
Prima di continuare però occorre spiegare perché Jack Tempesta.
Innanzi tutto Jack, è il classico nome da eroe, per lo meno uno dei più in voga di sempre, e poi suona abbastanza bene. Tempesta è legato al desiderio di scuotere, di far riflettere. Insomma le due cose coniugano una, il sogno di bambino di essere un eroe; l’altra il sogno tardoadolescenziale di essere un sovversivo, un rivoluzionario e un intellettuale. Non sono riuscito in nessuna delle quattro cose appena elencate, ma mi sono divertito.
Jack Tempesta è nato come rapper, un rapper che conosco solo io (e nei post che leggerete, questa spiegazione ci sarà) poi è diventato il nickname del mio primo indirizzo e-mail. Due cose mi hanno chiesto a riguardo: se c’entrava il Jack Frusciante di Enrico Brizzi o il Jack Sparrow di “Pirati dei Caraibi”. Nessuno dei due, Jack è frutto della mia fantasia malata. Per un po’ di tempo con questo pseudonimo ho scritto sul giornalino universitario “Pollution” (in onore di Franco Battiato) “organo di stampa” dei Collettivi di Sinistra in Movimento di cui facevo parte (so che state pensando male, e avete ragione). Nel gennaio del 2007 ho deciso di intitolare un blog con questo nome, e di firmare i post così. A dire il vero il blog è partito in sordina perché fino ad agosto di quello stesso anno, non feci praticamente nulla. Poi dopo poco alla volta… fino ad arrivare qua!
Di acqua sotto i ponti ne è passata e tante cose sono cambiate. In ordine più o meno cronologico qui è (quasi) tutto riportato. Mi auguro possa essere di vostro gradimento e che, come quando ho iniziato questa avventura, cogliate il piacere che io ho di condividere le mie parole con voi.
Detto questo vi lascio con l’incipit del mio blog, una piccola poesia che credo riassuma tutto il mio essere. Buona lettura.
È che a me piace stare qui
a guardare ogni nota dentro a un prisma
prendere forma e vederne i colori,
e chi non l’ha capito ha guardato solo la superficie,
credendomi perso tra i tasti di un pianoforte.
E forse ho sottovalutato la tua percezione di meraviglia,
e forse sono troppi gli occhi che mi incantano
ma questa notte, nessuno mi toglierà il sorriso,
tanta è la gioia, del racconto di due labbra
che danzano sulle note di un tango. “
a guardare ogni nota dentro a un prisma
prendere forma e vederne i colori,
e chi non l’ha capito ha guardato solo la superficie,
credendomi perso tra i tasti di un pianoforte.
E forse ho sottovalutato la tua percezione di meraviglia,
e forse sono troppi gli occhi che mi incantano
ma questa notte, nessuno mi toglierà il sorriso,
tanta è la gioia, del racconto di due labbra
che danzano sulle note di un tango. “
se avete letto fino a qui, non avrò bisogno di spiegarvi altro. restate in attesa, in queste cose ci metto un pò di tempo, ma presto potrete riavere (quasi) tutto il vecchio blog tra le vostre mani. si tratta solo di aspettare.
Jack