Due pesi e due misure

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Pare che essere cristiani in questo paese sia un male. Sembra che la parola fede sia qualcosa legato alle leggende, a qualcosa di passato. Un animale mitologico. Per lo meno sembra che in Italia non sia lecito, nel 2018, esprimere opinioni soprattutto per un politico, legate a qualcosa di intimo come solo la fede può essere. Perché se si parla di fede politica (che è relativa) è un conto, se si parla di battaglia ideologica è un altro affare ancora, ma la fede comunemente detta “religiosa” pare qualcosa di cui vergognarsi. Sarà perché come ha analizzato Pew Research l’Italia è il paese più religioso e razzista d’Europa?

Ma cosa significa religioso e razzista? Perché nell’era del relativismo sfrenato che porta all’elaborazione di teorie come quella del gender o all’integrazione forzata di culture che nemmeno possono coesistere, il termine religioso e razzista sono invece interpretati in maniera assolutistica? Abbiamo detto, giusto un articolo fa, che in questo paese più che una voglia di partecipazione, si va riscoprendo una voglia di appartenenza. E quell’appartenenza, volente o nolente, passa per quelle istituzioni primordiali che sono le famiglie, difese a spada tratta dal neo ministro Lorenzo Fontana già dipinto, neanche il tempo di arrivare al giuramento, come un bigotto fuori dal tempo.

In Italia è un assoluto anche l’equazione cristiano=bigotto. Uso il termine cristiano anziché cattolico, (come la fede del ministro) perché sarebbe ora di sottolineare che la cristianità dalle Alpi alla Sicilia, non è rappresentata solo da Bergoglio e dalla Cei, ma anche dalla moltitudine di chiese comunemente dette protestanti o evangeliche, non sempre racchiuse in denominazioni sinodali, e che sono vere e autentiche comunità, spesso silenziose di gente che prega e si aiuta reciprocamente.

Sarebbe da ipocriti dire che non ci sono cristiani bigotti, ma l’assoluto cristiano=bigotto è inaccettabile. Così come è inaccettabile che una vignetta, per quanto legittima nella libertà di satira, si metta a sindacare sull’esistenza o non esistenza di Dio, nel momento in cui un ministro, esprimendo un’opinione personale o addirittura politica, dice che non esistono le famiglie gay. Perché prendere in giro un ministro ci può stare, saremmo diversamente al regime, e un regime serio, non quello paventato dai salotti buoni. Ma forzare la mano in quella che va a toccare la sfera intima delle persone, perché la fede è qualcosa di intimo e strettamente personale, è sbagliato. Perché se gli omosessuali si sono sentiti toccati nel loro intimo da ciò che ha detto il ministro Fontana, sicuramente dispiace, è un’opinione e le opinioni contrastanti feriscono. Ma perché loro se offesi passano per vittime, mentre un cristiano offeso passa per bigotto?

Ma soprattutto, perché  queste vignette non compaiono mai quando a offendere, per usare un eufemismo, il mondo LGBT sono i mussulmani?

 

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Un’operazione di verità

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Può accadere che anche un piccolo paese di provincia possa essere scosso, in quella che è la divulgazione della verità, o se vogliamo, dell’evidenza. E l’evidenza di cui parliamo è quella che ci capita sotto il naso tutti i giorni. Tutti i giorni oramai, purtroppo, sentiamo parlare di persone che al grido di “Allah Akbar” uccidono altre persone in giro per l’Europa. Sentiamo parlare di un Belgio islamizzato, di una Francia che fatica a contenere l’ondata dell’estremismo; assistiamo al paradosso di uno stato democratico e sovrano come Israele che viene additato come terrorista da chi in casa propria non applica nulla delle regole democratiche e vuole ristrutturare l’impero ottomano.

E in un paese in cui la campagna elettorale è oramai un neverendig tour, dove a ogni occasione si confrontano le forze politiche (il 10 giugno si vota per la quinta volta in tre mesi tra politiche e varie tornate di amministrative e regionali), quello che emerge è non tanto l’estremizzazione delle parti in causa, dove vengono contestate derive populiste o fasciste ormai buone per tutte le stagioni. Quello che emerge è un ritrovato interesse per la cosa pubblica ma non in termini di voglia di partecipazione di gaberiana memoria; quanto di riappropriazione di qualcosa che appartiene a noi, con tutti i rischi del caso.

E mentre la sinistra salottiera e post ideologica implode lasciando la rivoluzione ai masanielli a cinque stelle che di sinistra hanno solo l’origine poiché la loro intenzione è quella di una carriera politica senza gavetta; a destra si ricompattano i fronti, si mette insieme l’intraprendenza, si vuole andare alla riscoperta dei valori, seppure attraverso uno smartphone, ma intanto sotto la cenere, qualcuno scava.

E così accade che in un piccolo paese di provincia, si presenti una lista di centro destra che non ha paura a definirsi tale, che usa i simboli di partito che sembravano estinti a livello locale, come a dire finiamola coi guazzabugli di società civile che candida gente acchiappa voti più devota al pendolo che alla coerenza.

E va dato atto, a questa lista che candida a sindaco una donna che risponde al nome di Maria Chiara Venturelli, di avere avuto coraggio nel fare un evento che apparentemente nulla c’entra col piccolo paese di ottomila abitanti che è Serramazzoni, cuscinetto tra il distretto ceramico e l’Appennino modenese, raccordo tra la più ben nota Maranello e la “metropoli montana” che è diventata Pavullo nel Frignano, terra di transito ed, ebbene sì anche di immigrazione ad alto tasso islamico. Non è infrequente in questo periodo, in tarda serata, scorgere mussulmani a passeggio in notturna, che escono dopo il tramonto, perché questo è il mese del ramadan.

L’evento in questione è stata la presentazione del libro “Il Corano Senza Veli” di Magdi Cristiano Allam, giornalista egiziano di nascita, italiano dal 1986, mussulmano per 56 anni convertito al cristianesimo (cattolico lo sottolineamo) da dieci anni a questa parte. Un uomo che per anni si è prodigato in difesa e a sostegno di un islam moderato e che, per tutta risposta ha ottenuto una condanna per apostasia proprio da quell’islam da cui proviene. Da 15 anni vive sotto scorta.

Un lettore bene informato non ha bisogno del cappello introduttivo per sapere chi è Magdi Cristiano Allam, ma a noi preme il lettore che non lo conosce, il lettore che deve farsi un opinione e, soprattutto, il lettore cristiano assuefatto da troppo ecumenismo e buonismo. L’ecumenismo che porta a credere che le religioni rivelate abbiano un origine comune, il padre della fede Abramo, ma è una bufala diremmo oggi. Così come è una bufala, perché è un incongruenza storica, il fatto che Maometto sia volato sulla moschea di Al Aqsa a Gerusalemme e questo fatto la renderebbe la terza città santa dell’Islam. Ma ai tempi di Maometto non c’era nessuna moschea in Gerusalemme e la prima verrà edificata solo molti anni dopo la sua morte. E il buonismo? Che dire del buonismo che permette di insultare la fede di un cristiano ma guai a criticare i precetti islamici? Allam, nella breve esposizione della sua opera, sottolinea il timore che c’è nel mettere i paletti in quelle che sono le relazioni interculturali, ed è proprio perché si parte dal timore reverenziale verso l’Islam che si concede anche l’inconcepibile, fino alla abiura delle proprie origini e tradizioni. E l’effetto è il vuoto, lo smarrimento, quello che porta i giovani a interessarsi di politica non per desiderio di partecipazione, ma per riappropriarsi di un’identità che sta andando perduta.

La disgregazione sociale, fatta di valori progressisti e impregnati di un ipocrita politicamente corretto, ha portato alla dissolutezza dei costumi, all’imposizione di ideologie come il gender o il multiculturalismo, che non stanno in piedi neanche a impalarle dal gran che mancano di una logica di buon senso. E non è un giudizio morale quello che stiamo dando, ma semplicemente ne constatiamo l’inconsistenza, soprattutto di fronte a fedi monolitiche come può essere quella islamica.

L’operazione di Magdi Cristiano Allam, punta alla conoscenza dei fatti, al dovuto approfondimento laddove le generazioni cresciute a pane e Wikipedia sono ferme alla superficie. E più in piccolo l’operazione di Venturelli e della sua lista di centro destra, porta al centro di un piccolo paese un importante dibattito, che porta a spiegare come i piccoli paesi si dissolvono anche per il dissolversi di quello che ne è stato il perno e cioè la famiglia. Il crollo demografico da un lato, il presunto superamento della famiglia come base sociale e il conseguente dissolvimento della società ha portato anche le piccole realtà come può essere una Serramazzoni, ad essere un paese di transito per immigrati regolari e non, anche di fede mussulmana. E dietro al paravento della necessità dei flussi migratori che vanno a compensare il vuoto demografico, ci sono i rischi legati all’accettare senza riserva culture che non hanno la benché minima intenzione di integrarsi agli usi e costumi locali.

E’ giusto dunque mettere al corrente un piccolo paese dei rischi che si corrono, facendo un’operazione di verità. Verità che passa da un’informazione corretta e non viziata dal politicamente corretto, e che punta alla ricostruzione sociale anziché a camminare sopra alla sua dissoluzione.

Un operazione che parte anche e soprattutto dalla fede, quella cosa che oggigiorno viene bistrattata in quanto manifestazione di cose che non si vedono, ma proprio perché non si vedono sono più importanti. Se un mussulmano è disposto a difendere la propria fede, impendendone lo scherno, perché non deve farlo un cristiano? Magdi Cristiano Allam col suo libro parte dalla fede. Fede che piaccia o meno è all’origine della nostra cultura e che in un epoca di riappropriazione di identità diventa la pietra angolare della ricostruzione sociale.

 

 

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