Di un altro Balotelli, non ne avevamo bisogno
Posto che se ci sono commenti da leggere riguardo alle dichiarazioni di un’eccellenza italiana, quale è Paola Egonu, rimando ad opinioni molto più autorevoli della mia come quelle di Matteo Fais e Massimo Del Papa; l’impressione che ho, vedendo come la ragazzotta si pone, è che presto saremo di nuovo di fronte a un altro Mario Balotelli, questa volta al femminile, con un talento forse superiore e un palmares più ricco, per ora più gestibile in spogliatoio, per lo meno se si parla di risultati sportivi, laddove invece pare che la sovraesposta campionessa si lasci andare a eccessi di divismo.
Occorre però dire anche un paio di altre cosette, che certi commentatori si sono scordati di dire. La signorina che di cognome ha il prefisso EGO, non è stata la prima portabandiera olimpica di colore delle nostre delegazioni. Già nel 200o ci fu il cestista Carlton Myers che pure si batteva contro i cori razzisti nei palazzetti dello sport, ma con molto meno vittimismo, anche perché a suon di canestri sapeva farsi amare eccome. E a ciò aggiungiamo che all’epoca il problema del razzismo, misto ignoranza dei tifosi era un po’ più marcato.
Andrebbe poi ricordato alla campionessa di schiacciate, che se l’Italia fosse un paese razzista, la sua ex compagna di squadra a Conegliano (oggi nel club Monza/Milano) Miriam Sylla, difficilmente indosserebbe i gradi di Capitano della Nazionale della quale siamo onorati che un fenomeno come Egonu faccia parte.
E che dire del fatto che un’altra collega di Egonu, peraltro per metà senegalese come Valentina Diuf, calcò come ospite il palco di Sanremo ma senza fare pistolotti degni della peggior Rula Jebreal?
Il fatto è che, vuoi per esigenze di esposizione di determinati movimenti sportivi che, a suo tempo, hanno avuto bisogno di trovare testimonial che attirassero pubblico al di là dell’evento sportivo in sè; vuoi perché ci sono argomenti evergreen come il razzismo (anche se usato in maniera mediatica e soprattutto politica), vuoi infine che un carrozzone come quello di Sanremo ha necessità di alimentarsi di cose extra musicali perché, volente o nolente, la musica è l’ultima cosa che conta al festival dei fiori; ci ritroviamo con argomenti buoni per i saloni da parrucchiera, da sala d’aspetto del medico e da bar di provincia.
Quel che dispiace è che, per una volta che abbiamo una fenomena mondiale, con al seguito una squadra nazionale di assoluto livello, in rappresentanza di un movimento pallavolistico tra i primi al mondo… ce la stiamo letteralmente sputtanando con una sovraesposizione mediatica che, alla lunga, rischierà di compromettere risultati e aspettative. Già con le olimpiadi di Tokyo le esposizioni social finirono sotto i riflettori e indicate come una delle cause per il fallimento della spedizione dell’Italvolley femminile. Possibile che, dalla federazione pallavolo in giù, nessuno pensi che tutto questo ignobile rumore, puramente fine a se stesso e alle carriere individuali, possa danneggiare l’intero movimento? Dobbiamo per forza aspettarci un altro fuori onda di Egonu che la metta in posizione di povera vittima dopo una deludente sconfitta? Passi per il mondiale 2018 dove le “ragazze terribili” arrivarono seconde ma sorprendendo, ma le aspettative per le Olimpiadi e per il mondiale dello scorso anno (bronzo) sono state altamente deluse, rispetto alla squadra che si presentava. Parigi 2024 è l’anno prossimo. Signorina EGOnu, meno apparizioni, meno pistolotti e più schiacciate. Ci sarebbe un appuntamento con la storia, se lo disattende, non sarà ricordata come una delle pallavoliste più forti della storia, ma come una Balotelli qualsiasi…