ma con quali numeri?

Siamo seri, o almeno proviamoci. Ma davvero si pensava che Matteo Renzi potesse seriamente cambiare verso a questo stato? Onestamente, pur avendolo sostenuto, qualche dubbio fin dall’inizio ce l’ho avuto. Non tanto nel 2009 quando è entrato prepotentemente in politica, e nemmeno nelle primarie del 2012 e del 2013. I dubbi li ho avuti quando lo spaccone fiorentino ha manifestato la “smisurata ambizione” di assumere la guida del paese. Non tanto per i metodi da prima repubblica che poco mi hanno stupito, ma per i numeri. Se ci fermiamo a ragionare, la maggioranza che sostiene Renzi è la stessa che, pur dopo l’abbandono di Berlusconi, sosteneva il governo soprammobile di Enrico Letta. I rappresentanti del Partito Democratico eletti in parlamento, sono quelli che furono scelti per le politiche del 2013, sotto la guida di Pierluigi Bersani. Va bene, è cambiata la guida Pd, è cambiata la guida del governo, lo slancio e l’iniziativa sono sicuramente diversi ma… non è cambiato il parlamento. L’apparato è lo stesso, qualche ritocco niente più. Poi, se la vogliamo piantare con l’appunto che gli ultimi tre premier non sono stati eletti (vorrei ribadire che il capo del governo viene nominato e che in Italia si eleggono solo gli organi collegiali direttamente), possiamo invece sottolineare che la musica non sta cambiando e il perché sta nel fatto che Renzi, come e più di altri, è stato un cambio di facciata. Se pur non peggiore rispetto a Monti dove due coalizioni agli antipodi, che si erano rinfacciate i fallimenti, finsero di collaborare; non è migliore rispetto a Letta, del quale ha la stessa identica maggioranza, con la sola differenza che ha in mano anche la leadership del partito e prova a far vigere la legge del Marchese del Grillo “io so’ io e voi nun siete un c***o”. Ecco, se un cambiamento Renzi lo ha portato è sicuramente questo, un po’ pochino invero dato che nemmeno Berlusconi ci riuscì ai tempi, ma lui aveva a che fare con una coalizione litigiosa, cosa che Renzi per ora si evita, perché gli “alleati” non possono permettersi troppi capricci.
Se una svolta ci sarà, evoluzioni del patto del Nazareno permettendo, sarà con l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica. Si sprecano i nomi, ma ormai è chiaro che Napolitano non lo vuole più nessuno. L’imbarazzo che ha creato è forte, e la generazione che ora tiene le redini della politica, non vede l’ora di silurarlo, anche perché fatti fuori i gerontocrati in parlamento, l’ultimo baluardo è lui, poi si riparlerà anche d’Europa. Non so se questo comporterà anche nuove elezioni, sta di fatto che personalmente non credo si arriverà al 2018, al massimo al 2016 esagerando. Le elezioni ancora non se le può permettere nessuno, tantomeno un Renzi il cui unico nemico è l’astensionismo alto, grazie al quale però uscirebbe più che vincitore. Ma per allora come oggi, la domanda sarà la stessa: con quali numeri?

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