
se c’è una cosa che mi appare lampante, o quasi, di queste olimpiadi che non ho seguito se non distrattamente, è che l’Italia ha avuto una spedizione tra il fallimentare e il miracoloso. prova ne è il bilancio presentato in questo articolo nel quale il presidente del Coni si dichiara soddisfatto della spedizione italica. ma come, in un primo momento ci si aspettavano 32 medaglie, poi si spera ne arrivino 25 e infine ci accontentiamo di 28, una in più di Pechino? ma dico io, chi stiamo prendendo per il culo?
il medagliere italico è stato riempito, al solito, dalle discipline in cui raramente pecchiamo in qualsiasi occasione, cioè in quelle armate, scherma, tiro al piattello, carabina ecc. poche soddisfazioni dal nuoto, in cui c’era tanta attesa, inaspettate quelle dell’atletica, non so quali fossero le aspettative per la ritmica, il ciclocross il pugilato e le arti marziali, so per certo che non ci si aspettava tanto dal volley maschile (per la quinta volta di fila tra le prime quattro alle olimpiadi), quando invece c’erano attese per quello femminile; so che alla pallanuoto maschile ci siamo aggrappati con le speranze di medaglia quando sembrava ormai che non ci fosse più che tanto da raggranellare. decisamente contronatura chiedere alla Idem e alla Sensini di vincere ancora nonostante l’età, così come spezzo una lancia a favore della Pellegrini che, nonostante i quinti posti, le finali le ha comunque conquistate.
gli ultimi giorni, dai titoli che ho distrattamente sentito o letto, pare che si siano fatti i miracoli, oggi ho letto l’articolo con tanto di dichiarazioni di Petrucci, che l’olimpiade azzurra è andata bene. ripeto, io l’ho seguita poco, ma secondo me c’è poco da gioire. la figura di merda del nuoto olimpico è la prova, l’ennesima, di come si sia voluto spremere all’inverosimile un gruppo che è stato sì vincente, ma che è arrivato a Londra stanco e mal preparato. oltre al fatto che probabilmente è da rifondare e che in altre manifestazioni (gli europei) era il caso di mandare nuove leve e risparmiare sui fenomeni. come al solito invece si è voluto spremere sangue dalla pietre. tralascio il discorso del patetico Schwazer rimandandovi a questo articolo, mentre vi rimando a quest’altro per introdurre il mio personale bilancio: scarso e fortunoso. scarso perché alla fine abbiamo le conferme in quelle discipline che da sempre ci hanno riempito il medagliere, scarso perché negli sport di squadra avevamo assenze importanti (basket e calcio), scarso perché nella regina atletica non proponiamo atleti di livello da anni e siamo drammaticamente abituati a sporadici fenomeni che a livello internazionale sono fuochi di paglia. scarso perché fare troppe polemiche su quarti posti ingiusti o discutibili, a me da più idea di vittimismo che non di accanimento dei giudici di gara, manco fossero quelli di Berlusconi. scarso perché alla fine una polemica sul doping, su un coglione che passa da carnefice a vittima nel giro di un fiume di lacrime, non può arrivare a coprire il fatto che le aspettative per questi giochi, erano alte, alla vigilia dei giochi si sono ridimensionate, e a giochi in corsa eravamo a tiro di una autentica figuraccia. da qui i giochi si sono rivelati fortunosi. perché il bronzo del Volley non era atteso, almeno a livello maschile, i risultati del pugilato e del taekwondo non so se fossero nelle attese, e non so se il settebello, da un anno a questa parte ha dato modo di far dubitare delle proprie prestazioni. così come non ho idea di cosa ci si aspettasse dagli sport che hanno regalato medaglie negli ultimi giorni olimpici. però tutto sa di fortuna. anche perché si tratta di sport che normalmente non si fila nessuno, mentre su nuoto e scherma, grazie a fenomeni del calibro di Vezzali e Pellegrini, i fari sono puntati da anni. e se la scherma non ha deluso, il nuoto lo ha fatto fin troppo. non che sia sempre festa, ma diciamocelo, è lampante che allo sport italico (che in questo modo riflette la cultura politica e industriale dello stivale) manca la programmazione. non si spiega se no per quale motivo l’Italia del basket non fosse nella competizione olimpica, nonostante si possa vantare la presenza di tre stelle Nba nella nostra nazionale, di cui due (Bargnani e Gallinari) di assoluto livello. il problema è che il resto, cioè ciò che forma il campionato italiano, non è all’altezza e non è un caso che a livello europeo i club italiani non vincano nulla dal 2001 e lo scorso anno la nazionale ha fatto un europeo disastroso e non si è qualificata neanche per un torneo preolimpico. perché il calcio era assente? perché i settori giovanili sono andati in vacca (forse ripartono adesso, visto che le vacche magre sono arrivate anche nel nostro circo pallonaro) e agli europei under 21, l’Italia non è neanche l’ombra di quella degli anni ’90. i discorsi relativi all’atletica e a tutti gli altri sport “minori” sono poi di una tristezza angosciante. solo le forze armate hanno le strutture apposite (e qui il caso Schwazer mi fa incazzare ancora di più perché il marciatore è pure stipendiato coi nostri soldini) e spesso si tratta di atleti che hanno poco talento o che faticano passare le batterie preliminari. che, diciamolo, è importante, ma non puoi averne uno ogni morte di papa.
serve una programmazione che parta a livello scolastico, anche perché diversamente, i privati non investono, per quanto piccoli, questi sport hanno comunque un costo in attrezzature e strutture (e l’atletica italiana soffre di mancanza di strutture indoor). se i settori giovanili, di tutte le discipline sportive, partissero dalle scuole (magari legando il tutto ai rendimenti scolastici in modo da motivare i ragazzi) e dalle università, lo sport non sarebbe solo un modo per scaricare le tasse a qualche falso filantropo appassionato, ma avrebbe modo di crescere realmente. si tratta di arrivare a capire che lo sport non è solo un passatempo e un agevolazione fiscale, ma una risorsa su cui investire. chiaro che non tutti gli sport avranno lo stesso appeal di pubblico e lo stesso ritorno economico, ma di sicuro, si abbatterebbero i costi (perché ci sarebbe di mezzo la pubblica istruzione e gli sponsor tradizionali) e si potrebbe finalmente fare delle politiche federali di programmazione che possano puntare sul merito e non su sporadici fenomeni. non dico che che così si arriverebbe a essere primi nel medagliere olimpico, ma sicuramente si farebbero figure più dignitose e, in caso di flop come la squadra di nuoto, sarebbe solo perché ci si confronta con avversari più forti e non per evidente cottura dei fenomeni di casa nostra.
ma questa è l’Italia bellezza, qui finché ce n’è si spreme, poi ci si lamenta che le risorse sono finite…
Jack Tempesta
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