Dai che è venerdì

ultima Rassegna ad alta quota della settimana

Tanto Mario riapre…? Prima o poi…

Un colpevole errore nella rassegna di oggi, è stato quello di non segnalare la crescita zero nell’anno del Covid, stando a un rapporto della Camera di Commercio di Modena. Tuttavia l’articolo è reperibile sul sito del Resto del Carlino di Modena gratuitamente, quindi ve lo potete leggere a vostro piacimento.

Sul fronte internazionale invece segnaliamo due cose molto interessanti sulla Cina, una dalla Newsletter di Giulio Meotti, giornalista de Il Foglio, l’altra invece della rubrica Outlook di Federico Rampini su Repubblica. Scrive Meotti a proposito della Cina che ha “sconfitto la povertà”:

Io aspetto invece che il regime cinese ci dia altri numeri. Il numero di persone rinchiuse nei laogai, i “carceri amministrativi”. Se ne stimano 50 milioni. Il numero di persone ora nei campi di lavoro forzato, grazie al quale quel “miracolo” è stato possibile. Se ne stimano 2 milioni. Il numero di bambine cinesi cui il regime ha impedito di nascere quando era in vigore la “politica del figlio unico”. Se ne stimano 30 milioni. Il numero di aborti realizzati nello stesso periodo. Se ne stima 336 milioni. Il numero dei morti delle due grandi repressioni di massa degli ultimi cinquant’anni. La Rivoluzione Culturale e ne stimano 500.000. E di piazza Tiananmen, l’ultima volta in cui il regime è stato sfidato apertamente dai propri cittadini. Se ne stimano 10.000. Il regime cinese è stato bravissimo a compiere un “grande balzo in avanti” economico. E come il primo terribile balzo in avanti di Mao, la strada di questo secondo è lastricata di tante vittime“.

Rampini invece punta l’attenzione sulle divisioni che attraversano il sistema cinese

“[…] Una studiosa americana di origine cinese, Yeling Tan, sta per pubblicare un saggio dedicato proprio a questo: “Disaggregating China, Inc.” È un’analisi in profondità delle divisioni – visibili o più spesso invisibili – che attraversano il sistema cinese. A cominciare dallo stesso partito comunista, solo apparentemente compatto e disciplinato. “I suoi membri – scrive la studiosa – hanno un ampio ventaglio di esperienze e di vedute, dai manager di multinazionali con un’esperienza globale del business, ai funzionari della nomenclatura che studiano i testi di dottrina di Xi Jinping. Sotto il governo centrale ci sono 30 provincie (molte delle quali più grandi dell’Italia, ndr), centinaia di città (una dozzina delle quali hanno una popolazione che supera quelle dell’Olanda e del Belgio), e migliaia di contee. Di conseguenza Pechino fa molta fatica a coordinare, attuare, far rispettare le proprie politiche in tutta la nazione. I governi sub-nazionali hanno ampio margine per gestire le proprie economie. Governatori e sindaci competono fra loro per raggiungere tassi di crescita sempre più alti e spettacolari, e godono di un’autonomia sufficiente per attuare in modo selettivo, interpretare in senso creativo, e perfino rovesciare le direttive di Pechino”. Yeling Tan fa partire la sua analisi dall’ingresso della Cina nella World Trade Organization (Wto, l’Organizzazione del commercio mondiale). Passarono ben 15 anni, un periodo eccezionalmente lungo, dall’inizio di quei negoziati all’esito finale positivo e all’ingresso finale nel dicembre 2001. In tutto quel periodo si scontrarono gruppi d’interesse, correnti di partito, visioni molto diverse e perfino opposte sul futuro della Cina. È importante ricordarlo perché una parte di quei conflitti interni sono in corso tuttora. Quando Pechino cominciò a negoziare, il suo sistema economico era “misto”, con una forte componente statale e una pesante eredità del comunismo. Alcuni settori del partito volevano una liberalizzazione estrema, inseguendo il modello americano. Altri preferivano ispirarsi ai dragoni asiatici come Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore, tutti sistemi economici dove lo Stato ha conservato poteri d’indirizzo, una politica industriale attiva, un ruolo spesso molto efficace anche con l’uso spregiudicato di sussidi pubblici e barriere protezioniste per allevare i campioni nazionali nei settori definiti strategici. Il dibattito fra modelli corrisponde anche a uno scontro fra diversi interessi e settori dell’economia cinese. L’ingresso nel Wto, ricorda Yeling Tan, ha comportato uno sforzo vero, e spesso efficace, per adottare standard internazionali in molti campi, per esempio sui controlli di qualità. La Cina era partita con una fama pessima, da paese del Terzo mondo con costi bassissimi ma prodotti scadenti, inaffidabili. Se è riuscita a diventare la fabbrica del pianeta, e il luogo dove si assemblano molti dei nostri computer, cellulari, pannelli solari, tutto questo non lo si può imputare solo a furto di tecnologie e pirateria. In molti settori la qualità cinese ha fatto passi da gigante, altrimenti Apple non si fiderebbe a produrre lì. Ma sul modello economico da abbracciare ci sono stati cambiamenti e ripensamenti. Nei primi anni dopo l’ingresso nel Wto la Cina si era aperta a tal punto alle importazioni e agli investimenti dall’estero, che nel 2003 in un’indagine fra le aziende americane iscritte alla loro Camera di Commercio di Pechino il 70% dichiarava che le riforme cinesi avevano migliorato molto le loro opportunità. Tre anni dopo, nel 2006, già si verificava un’inflessione verso il pessimismo da parte delle imprese occidentali. Il ruolo dello Stato come vero timoniere dell’economia è stato riscoperto e affermato con forza, anzitutto come conseguenza della crisi del 2008. Quando la crisi dei mutui subprime scoppiata a Wall Street sembrò risucchiare il mondo intero in una spaventosa recessione, tra le grandi economie solo la Cina riuscì ad evitare la decrescita, con una robusta manovra di spesa pubblica (l’equivalente di 580 miliardi di dollari), prevalentemente usando come leve le grandi imprese di Stato e gli enti locali. La salvezza è venuta dal settore pubblico, e da allora i rapporti di forze hanno continuato nella stessa direzione, con un ritorno di potere delle imprese di Stato sotto il controllo diretto del governo. Le aziende pubbliche avevano subito un ridimensionamento dal 2001 al 2008: erano passate dal 40% di tutta l’occupazione al 20% in sette anni. Dal 2008 in poi hanno recuperato importanza e gli attivi del settore pubblico sono raddoppiati nei quattro anni successivi. L’ascesa al potere di Xi Jinping nel 2012 ha accentuato questa tendenza: in seguito sono gli investimenti delle aziende pubbliche ad aver preso il sopravvento su quelli privati. Il recupero di centralità dello Stato non è solo coronato da successi, però. Un caso interessante che solleva Yeling Tan riguarda l’auto elettrica, settore in cui Xi Jinping punta alla leadership mondiale. Pechino ha dato direttive precise perché l’industria automobilistica cinese faccia un salto di qualità puntando su tecnologie avanzate, aumento della produttività, formazione di una manodopera sempre più qualificata. Ma a livello locale alcuni governi ignorano le direttive dell’autorità centrale, e continuano a inseguire i modelli del passato: la provincia dello Hubei (quella di cui fa parte la città di Wuhan), sede di diverse fabbriche automobilistiche, ha continuato a sostenere l’aumento dei volumi produttivi, a scapito dell’innovazione tecnologica

Per tutto il resto (del mondo) vi rinvio a Internazionale.

Buon ascolto e buon weekend.

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Dai monti alla bassa e a risalir

Rassegna in podcast con le dovute integrazioni

Una cosa che non ho segnalato in rassegna, al di là del fatto di dire che sì, Monsignor Cavalier Sua Maestà Santità eccellenza illustrissima professor Mario Draghi, ha nominato i sottosegretari del suo governo, non ho parlato del ritorno, perché di questo si tratta, di Lucia Borgonzoni al ministero dei beni culturali. Ho pensato però che un meme celebrativo pur sulla falsariga delle meravigliose vignette di Federico Palmaroli potesse essere il modo migliore per farlo.

Più che un Conte Ter comunque, a me ‘sto governo pare un mix di Conte I e II, non particolarmente rapido nelle decisioni e, allo stesso tempo, drammaticamente simile al flemmatico Presidente della Repubblica che lo ha nominato. Ma avrò modo di approfondire. Vi segnalo intanto che il miglior articolo in merito lo ha fatto Il Primato Nazionale.

Relativamente al probabile DPCM vi rinvio ai retroscena de Il Sole 24 Ore che mi pare, al momento il più neutrale tra chiusuristi, aperturisti, filo draghiani e anti salviniani.

Per quello che riguarda gli aggiornamenti locali, vi rinvio a La Pressa, con questo articolo sulle Cra, e dove potete anche trovare gli articoli sulla relazione della Dia di cui parlo nel podcast

Sul fronte internazionale segnalo una notizia tecnica di Scenari Economici sulla bilancia commerciale cinese, e l’aggiornamento globale di Internazionale.

Buon ascolto

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Nuovo corso

prove tecniche per una maggiore interazione tra podcast e blog della Rassegna ad alta quota

Photo by Kaboompics .com on Pexels.com

Cerchiamo di dare un’impronta diversa a questa rassegna, anche per farla maturare un po’. Quindi sintesi dei giornali locali e delle principali notizie nazionali e internazionali nel podcast, unite ai link nei post di questo blog, in modo da far sì che una cosa integri l’altra. Strada facendo cercheremo d’essere via via più dettagliati nell’indicare le fonti dentro al podcast, nel frattempo oltre alla registrazione vi mettiamo a disposizione alcune cosette che senza dubbio gradirete:

La vittoria del Modena Volley contro Perugia nel quarti di finale di Champions league

La sintesi delle notizie dal mondo curata da Internazionale

L’ultimo Outlook di Federico Rampini su Repubblica per raccontare meglio i fatti dagli Usa (però i contenuti dovrebbero essere solo per gli abbonati).

Da segnalare inoltre su La Pressa, l’articolo relativo agli interventi sugli argini, e due freschi di questo pomeriggio la deviazione del fiume Panaro per la ricostruzione di Ponte Samone e la bocciatura, più tecnica che politica, da parte del Tar rispetto all’uscita del comune di Mirandola dall’Unione dei comuni Area Nord.

Buon ascolto e buone letture.

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Arancione meccanico

Rassegna ad alta quota del lunedì, sintesi del weekend e altro

immagine d’archivio…

Approfittando del fatto che oggi la rassegna l’ho fatta tardi e tardi sto facendo la condivisione sul blog, colgo l’occasione per fare un aggiornamento come si deve dato che, a risentirla, la rassegna oggi non è un granché nemmeno come qualità audio.

Partiamo con la brutta notizia della morte dell’ambasciatore italiano in Congo, per poi seguire con le notizie dal resto del mondo.

SuperMario nel frattempo ha preso le prime decisioni per affrontare la pandemia Covid-19, non sembrano esserci grandi cambiamenti se non nella modalità di applicarli. Mi verrebbe da dire, diamogli tempo, anche se c’è chi la pazienza, anche di vivere non ce l’ha più come ha riportato anche La Verità oggi.

Vi rimando a La Pressa per tutti gli aggiornamenti locali.

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Prospettiva arancione?

aggiornamento pomeridiano alla rassegna ad alta quota…

Photo by Arthur Ver. on Pexels.com

Mentre condivido il podcast del mattino, pare che la destinazione cromatica dell’Emilia Romagna viri verso l’arancione. Una discreta rottura, oltre a non essere, al pari della scellerata decisione di non far riaprire gli impianti sciistici, quel cambio di passo auspicato dallo spaccone di Rignano sull’Arno. Diamo ancora qualche settimana di assestamento per vedere se qualcosa cambierà, sono fiducioso non tanto perché ora c’è SanMario, come lo apostrofa Mario Giordano su La Verità, ma perché al netto della scissione grillina, i rapporti di forza nella maggioranza, in particolare al senato pendono verso destra. C’è da auspicare che prevalga a questo punto la linea aperturista, è appurato oramai che questo tira e molla fa più male che bene a chi lavora.

In attesa delle conferme vi aggiorno con le notizie dal mondo, e la decisione del Consiglio di Stato di NON sospendere l’ordinanza del Tar della Puglia sull’Ilva.

Avremo modo di aggiornarci, intanto buon ascolto.

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Giovedì rapido

rassegna ad alta quota del 18 febbraio 2021

Photo by Ju00c9SHOOTS on Pexels.com

Mario Draghi ha ottenuto la fiducia al Senato, alla Camera dovrebbe andargli ancora meglio. Se vi fate il giro delle prime pagine dovreste avere una panoramica sufficiente per capire un po’ l’andazzo, più che politico dell’informazione stessa. Occhio a non scivolare sulla saliva.

Se vi serve un parere un po’ controcorrente e decisamene di taglio critico, fate un salto su Atlantico Quotidiano, con un bell’articolo di Federico Punzi in merito. E sempre un parere controcorrente quello del direttore de La Pressa Giuseppe Leonelli che ieri sera, prendendo anche al balzo l’occasione di fare il punto sulle elezioni amministrative in provincia di Modena, ha tirato le somme di quello che, a suo parere, di fatto è un commissariamento.

https://fb.watch/3K2pcjHkot/

Infine prendete l’abitudine di dare un’occhiata a cosa accade nel mondo in vostra assenza.

Buon ascolto

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Mercoledì delle ceneri

Rassegna ad alta quota 17 febbraio 2021

Photo by Keenan Constance on Pexels.com

Nel giorno in cui Spotify non condivide direttamente da Anchor il podcast e, soprattutto, nel giorno in cui decido che la registrazione la faccio in mattinata inoltrata per via del fatto che completo la rassegna anche con le newsletter dei giornaloni, combino l’ennesimo pasticcio viaggiando nel tempo e dicendo che oggi è il 17 marzo anziché febbraio. Tant’è. Oggi il governo di SuperMario è alla prova della fiducia e ci sono paginate e paginate di giornali nel merito.

Capitolo segnalazioni: per la cronaca locale due articoli da La Pressa relativi ai rumors delle elezioni in Appennino. Per quello che riguarda invece il panorama nazionale rinvio alle prime pagine dei giornali italiani mentre, per quello internazionale credo ci prenderò gusto, in questa integrazione via blog, a segnalare la sintesi quotidiana da Internazionale.

Non dimenticate di andare a leggere il mio ultimo articolo su Caratteri Liberi, uscito lunedì.

Buon ascolto.

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Lasciate ogni Speranza (magari!)

Sintesi di un weekend di attesa in un lunedì d’imprecazioni…

Photo by Michal Knotek on Pexels.comIl

Il presidentissimo non ci sta, giustamente aggiungiamo noi, alla presa per i fondelli sugli impianti di risalita del nuovo ministro della salute che, in continuità col vecchio, oltre al nome, fa anche politiche sciagurate, con un decisionismo e un’autonomia di fondo che, a parer di chi scrive, gli costerà a breve il posto. La Verità di Belpietro stamani in prima pagina tuona che è ora di cacciare Arcuri, va però detto che, al netto della fiducia che a breve otterrà il nuovo esecutivo, ancora il motore deve scaldarsi, ragion per cui, non per fiducia cieca o lecchinaggio, ma semplicemente per tempistiche istituzionali, è il caso di lasciar decantare qualche giorno anche se, la sensazione, è quella che vedremo un governo lento, che lentamente perderà le zavorre più imbarazzanti. Speriamo di non affogare nel frattempo.

Buon ascolto

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Il soviet termico e l’inquinamento

torniamo a fare i seri con la rassegna ad alta quota…

Ho scelto di mettere le prime due pagine della Gazzetta di Modena di oggi perché trovo assurdo, incredibile e inconcepibile il piano antismog della regione Emilia Romagna. I motivi sono nel podcast di oggi ma in sintesi, ve lo anticipo, un emiliano non potrà, per via della decisione del soviet supremo regionale (in questo articolo vi potete leggere come sono andate anche le votazioni all’Assemblea legislativa) riscaldarsi in casa come gli pare, se abita tra la pedemontana e la bassa. Anziché pensare a un sistema di trasporti che potenzi autobus, ma soprattutto i treni (e ridurre il traffico), anziché ridurre le emissioni dell’inceneritore si deve pensare a far cambiare le auto a chi non può permettersele e a rifare gli impianti di riscaldamento. Poco importa se ci saranno finanziamenti, far ricadere la responsabilità di una viabilità non all’altezza e di un sistema di trasporti obsoleto sui cittadini, è qualcosa di tremendamente sovietico.

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ESCLUSIVO! ANNUNCIATA LA LISTA DEI MINISTRI DI MARIO #DRAGHI

Indiscrezioni da fonti segretissime per Il Sale della Terra…

Photo by Ju00c9SHOOTS on Pexels.com

Con indubbia certezza, Il Sale della Terra può, dall’alto della sua imparzialità e caparbietà nel riportare La Verità (Belpietro spostati), annunciare in anteprima la lista che comporrà il dicastero del Professor, Commendator, Ragionier, President, Avvocat, Commercialist, Megadirettore Galattico, Grande Architetto Economico, Supremo imperatore dell’unica moneta, Cavalier fil di putt, Mario Sua Santità Draghi, l’uomo che unisce la Sicilia e la Calabria con la sola imposizione delle mani e divide pani e poltrone non con gli amici degli amici ma con chi ci sta.

La fonte attendibilissima è l’agenzia Velina Velata diretta da Salvo Menzogna. Secondo le indiscrezioni giunte in redazione la squadra di Governo sarà così composta:

Presidente del Consiglio dei Ministri: Mario Draghi

Sottosegretario alla presidenza del consiglio: Silvio Berlusconi (a che servono gli amici se no?)

Ministero degli affari esteri: Matteo Renzi (first reaction: SHOCK!)

Ministero dell’interno: Salvo Montalbano (quota PD) in qualità di vice vi sarà l’ispettore Coliandro (quota Lega)

Ministero della giustizia: Barbara Palombelli

Ministero della salute: Luciano Onder

Ministero della difesa: Antonio Conte (quota Cinque Stelle, anche se Giuseppi ha espresso perplessità)

Ministero dell’Economia e delle Finanze: Flavio Briatore

Ministero dello sviluppo economico: Domenico Arcuri

Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: Bruce Springsteen (dopo essere stato arrestato per guida in stato di ebbrezza è l’uomo giusto!)

Ministero per le politiche agricole: Luigi Di Maio, ma come uscere

Ministero per la transazione ambientale: e sticazzi?

Ministero del lavoro e politiche social: Chiara Ferragni

Ministero dell’istruzione università e ricerca: Michela Giraud (andatevi a vedere i video di educazione cinica e capirete)

Ministero dei beni culturali: Tinto Brass

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