
Non è facile essere tifoso di calcio nel 2014. Non lo è se hai trascorsi juventini e già dal campionato 97-98 hai dei dubbi sulla liceità delle vittorie della tua squadra del cuore. Non è facile se a quella stessa squadra viene fatto perdere un campionato, quello del 2000, perché alla penultima giornata l’avevano fatta un po’ troppo palesemente sporca. E’ ancora meno facile se il calderone calciopoli palesa quello che sapevano tutti da tempo, un mondiale vinto attutisce il colpo facendo sembrare delle condanne risibili delle punizioni severe. Ormai il calcio c’è solo per i tifosi, diceva Carlo Petrini, il resto è farsa e non c’è partita che non sia combinata.
Oggi inizia un nuovo campionato mondiale di calcio, in Brasile paese del G20, facente parte dei BRICS, come il Sudafrica quattro anni fa e paese ospitante delle prossime olimpiadi tra due anni. Ci sono tutte le premesse geopolitiche ed economiche che il Brasile vinca, a meno di un altro Maracanazo. Il calcio è ormai solo show business, 22 attori che recitano un copione dove non mancano i colpi di scena, ma il finale, nove volte su dieci è per lo meno tracciato da trame di potere calcistiche e non. Prova ne sia, limitandoci alle ultime tre edizioni, che nel 2002 era abbastanza improbabile che Giappone o Corea potessero vincere dimostrando la supremazia del calcio orientale, ma ciò non impedì comunque alla potente federazione sudcoreana di far arrivare quarta la propria compagine a spese di squadre certamente più meritevoli. Va detto che, di quegli arbitraggi scandalosi ne giovò l’Italia, perché si trattava di una squadra imbarazzante a dispetto dei fuoriclasse arruolati (sulla carta era potenzialmente migliore rispetto a quella del 2006), e per una volta potemmo permetterci il lusso di fare le vittime. Italia che quattro anni dopo vinse per due motivi: il primo era di riabilitare un campionato (e un mercato calcistico) travolti dallo scandalo di calciopoli; il secondo invece era che per molti (Totti, Del Piero, Cannavaro, Nesta ecc.) era l’ultimo treno per vincere qualcosa a livello di nazionale. Ultimo caso quello della Spagna che, dopo avere avuto le squadre di club più blasonate e appetibili al mondo, ha dominato tra Europa e il resto del mondo gli ultimi sei anni, in barba alla crisi che attanaglia il paese e alle strane leggi che regolano i default di molte società calcistiche. Il calcio spagnolo è troppo grande per cadere, il blasone lo dimostra.
Con ciò non si vuole dire che le vittorie vengono decise fuori dal campo, ma è fuor di dubbio che la politica da una buona mano quando occorre.
Abbandono il plurale maiestatis per dire che mi sono perso la puntata di “Storie Mondiali” che trattava dell’Arancia Meccanica del ’74, ma sono sicuro, che con la dovuta influenza, una squadra come quella dell’Olanda di Johan Cruijff non sarebbe rimasta solo una bella incompiuta. Non so se il buon Federico Buffa ha trattato questi particolari nella specifica, quello che so è che ha deliziato l’attesa pre mondiale con una trasmissione molto bella. Ho recuperato su YouTube, finché è stato possibile, le puntate e quella sui mondiali tedeschi del 1974 me la sono vista per un terzo, poi Sky ha pensato bene di far valere i suoi diritti e tanti saluti. A guardare la tv nei ritagli di tempo succede questo.
“Storie Mondiali” è un prodotto molto bello, per certi versi mi ricorda “Blu Notte” di Carlo Lucarelli, con la differenza che non ci sono morti, a meno che non si parli del caso Escobar. L’idea di usare la musica dal vivo come sottofondo alla narrazione aumenta il livello emozionale, Buffa è un narratore fantastico e dimostra, una volta di più, che il calcio è solo un corollario al calcio stesso, dietro al teatro di 22 uomini che corrono dietro a un pallone, c’è molto, molto di più.
Buffa tra l’altro, non è nemmeno giornalista calcistico, perché deve al basket la sua popolarità. Ma è, per l’appunto, un giornalista e come tale dev’essere tuttologo o almeno provarci. Enrico Mentana insegna che non è bene fossilizzarsi solo un un tipo di cronaca.
Probabilmente per recuperare su un prodotto qualitativamente elevato come “Storie Mondiali” o più in generale, per non perdere il passo con Sky, che con i canali di Arte e Atlantic sta andando decisamente oltre all’essere una banale pay tv che offre solo partite di calcio (che restano comunque il traino principale del gruppo) la Rai ha rilanciato “Sfide” mettendo Alex Zanardi alla conduzione e presentando un ciclo di quattro puntate intitolato “I nostri avversari amatissimi”, sulla nazionale di calcio e le rivalità con Francia, Brasile, Germania e Inghilterra. Per la verità, Zanardi non mi sembra tagliato per la conduzione tv e poco aggiunge a un prodotto che, a suo tempo, ha rinnovato il modo di raccontare il calcio e più in generale lo sport. La formula documentaristica, intervallata dalle interviste dei protagonisti regge ancora bene, il confronto con “Storie Mondiali” è però obbligatorio. Sky vince, oggi la tv di qualità non abita più sul servizio pubblico, ma su quello a pagamento. E’ una buona cosa in un ottica concorrenziale. Il top, sarebbe una trasmissione sportiva, scritta a quattro mani da Federico Buffa e Simona Ercolani, magari su La7 chissà. Dal fantacalcio al fantagiornalismo sportivo.
Come titola un loro post, facendo un paragone azzardato, il futuro della narrazione calcistica potrebbe chiamarsi “11 illustri sconosciuti”. Trattasi di un blog situato su questa stessa piattaforma (lo trovate anche nella colonnina a fianco nelle letture consigliate) scritto a quattro mani da due appassionati, un milanista e un doriano, tali Simone “Zeman” Ferrari e Matteo “Santu” Santunione. Nei loro scritti, sottolineano un particolare che Buffa ha messo nella sigla del suo “Storie Mondiali” e cioè che il calcio scandisce i tempi della nostra vita e quelli di chi verrà. 11IS nasce prima di “Storie Mondiali” e gli autori hanno sognato a occhi aperti nella speranza di venire citati tra le fonti di Buffa. Non è escluso che sia andata così, la storia del giornalismo è piena di furti più o meno eclatanti e il fatto che Ferrari e Santunione siano due emeriti sconosciuti ai più, non giova alla citazione delle fonti. Tuttavia, i due blogger sono riusciti a creare una piccola comunità di lettori, riunita anche in un gruppo Facebook che conta, a oggi, 154 membri che si somma anche a tutti gli altri lettori sparsi per il web.
Dicevamo, torno al plurale per deformazione professionale, che è difficile essere tifoso di calcio nel 2014. Trasmissioni come “Sfide” o “Storie mondiali” e blog come 11 Illustri Sconosciuti però, lo rendono meno arduo. Il calcio narrato talvolta riesce ad appassionare più di quello giocato e soprattutto è meno sterile delle tribune sportive, e dei dibattiti da bar sport. Appassiona perché il calcio viene seguito, da chi scrive queste righe, in maniera distratta, tramite le cronache del giorno dopo. “Odio eterno al calcio moderno” recita uno degli autori di 11IS di fronte a certe notizie che fanno cascare le braccia. Un odio che però torna ad essere amore, quando l’epica della narrazione e tutto ciò che sta attorno al rettangolo verde, rendono la partita di pallone un qualcosa di più, rispetto alla sfida tra due squadre. Grazie a Buffa, grazie agli 11 Illustri e grazie a Sfide.
Per chi se li è persi, buona visione e buona lettura.
Stasera inizia un nuovo mondiale.
Buon pallone a tutti
Stefano
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