Coronavirus, la linea di Bonaccini non fa che legalizzare l’esistente

C’è qualcosa che non torna nell’ordinanza che grazie a Dio, allenta finalmente il lockdown, con misure meno stringenti rispetto a quelle del governo.

Tralasciamo il fatto che l’andare oltre all’esecutivo in Emilia-Romagna, seconda regione per contagi e per morti, faccia meno rumore rispetto alla Calabria, regione nella quale l’emergenza è stata più che contenuta, fingiamo per un attimo che la polemica, soprattutto giornalistica, non sia alimentata dai diversi orientamenti politici delle due giunte rispetto al governo centrale…

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La formula

Pare che l’opposizione si stia muovendo per una modalità di protesta non violenta, di piazza ma non fisica, senza violare il lockdown ma comunque portando a Palazzo Chigi il dissenso della popolazione nei confronti delle azioni del Presidente del Consiglio Giuseppi Conte. Giorgia Meloni si è già mossa di suo, coi deputati del suo partito, in silenziosa protesta, a distanza sociale e con mascherina, a protestare in Piazza Colonna.

Se posso permettermi, col mio modesto bagaglio di giurista di provincia, un metodo c’è, ed è scritto a chiare lettere sulla nostra Costituzione “la più bella del mondo”. La chiave di tutto è l’articolo 134, quello che definisce le modalità di ricorso alla Corte Costituzionale, quella che abbiamo definito il “Consiglio degli Ayatollah” della nostra Carta… [Continua a leggere su Caratteri Liberi]

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Chi semina vento…(aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 28 aprile 2020)

E così in piena pandemia, con tutto ancora da vedere e decidere, la stampa main stream, ma anche quella più legata al pettegolezzo da credito alle presunte spaccature in seno alla Lega, e alle presunte rotture tra Salvini e Meloni. Passi per Dagospia che ne azzecca il giusto, ma che di gossip ci campa, il titolo fuorviante sull’intervista a La Stampa di Giorgia Meloni, con l’intervista che dice tutt’altro da un po’ da fare. Vedremo, lo ripeto, come si strutturerà il gruppo Gedi a livello locale, così quando avremo anche la truppa dei giornali veneti e lombardi che soffieranno sulla presunta scissione Salvini-Zaia, capiremo che di vero c’è poco. Non tanto perché da queste parti si tifi Lega, ma perché più che leggere Dagospia, andrebbe letto Atlantico Quotidiano, nello specifico Paola Sacchi, che spesso sul quella rivista on line, riscopre la storia del partito del Senatur 2.0. Ecco, fatevi una letta di quello anziché dar credito a chi vuol mettere zizzania. Sono due giorni su la Verità di Belpietro si focalizza l’attenzione su chi fomenta la spaccatura tra Giorgetti e Zaia da una parte e Salvini con Borghi e Bagnai dall’altra. E il paradosso è che col fatto che Zaia ha più che ben gestito la situazione in Veneto, allora adesso è diventato rispettabile, quando due mesi fa altro non era che l’ennesimo buzzurro razzista del nord che accusava i cinesi di mangiare topi vivi. Nessuno, guarda un po’, invece fa caso a Bonaccini che di fatto è già leader del Pd nordista (Sala si è un po’ bruciato di sti tempi, ma lo sosterrà) ed è lì lì che tra un pò si sostituirà a Zingaretti, forte dell’essere l’uomo che ha fermato Salvini in Emilia-Romagna, e della stampa che ben si guarda dal sottolineare che ha fatto errori anche lui, che niente hanno da “invidiare” a quelli di Fontana in Lombardia. Tutte chiacchiere? O siamo sempre ai due pesi e due misure del tipo che Fontana ha fatto un disastro in Lombardia ma Bonaccini no e Zaia scalzerà Salvini ma Bonaccini starà al suo posto? C’è un detto, non quello che ho riportato nel titolo, che dice che la lingua batte dove il dente duole. Ebbene, la pandemia copre, oltre alle debolezze del governo, anche le debolezze di chi l’esecutivo lo sostiene. Provate a invertire il canone, si parla della fragilità dell’asse sovranista, della corsa alla leadership leghista… ma nessuno fa caso che Bonaccini studia da statista. Vedremo se il tempo mi darà ragione.

Scrivere non è il mio lavoro…

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