Rassegna ad alta quota del 16 marzo 2020

La rassegna oggi è andata in onda in ritardo, ma l’abbiamo fatta. Focus come sempre sul Appennino, con uno sguardo al nazionale e qualcosa dall’estero Come promesso alleghiamo anche la rassegna de La Verità alle Sette e la Zuppa di Porro di oggi. Inoltre i link di un articolo di Marcello Veneziani e uno di Daniele Capezzone in attesa di vedere le reali misure adottate dal governo.

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Pandemia Sinistra

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Gioco di sponda con Davide Cavaliere, ma decido di ampliare il raggio. Mentre infatti in Italia assistiamo alla sinistra impotenza e all’ancor più sinistra incapacità di gestione di un’emergenza, all’estero non sanno se ridere o piangere, guardando al lato così detto progressista della politica…[continua a leggere su Caratteri Liberi]

Rassegna ad alta quota del 14 marzo 2020

Rassegna ad alta quota che speriamo sempre sia anche socialmente utile per chi non è abituato a stare in casa e si perde di conseguenza il giornale al bar. Ce la siamo presa comoda, abbiamo cercato di capire le nuove impostazioni video di Facebook, vedremo nei prossimi giorni, forse siamo stati prolissi. Per la rassegna nazionale oggi c’è solo la Zuppa di Porro, fuori Appennino segnaliamo inoltre il bel pezzo di Massimo Del Papa su Lettera 43 riguardante le Marche. Fuori rassegna ci siamo scordati di segnalare un articolo di Cinzia Franchini su La Pressa e correggiamo il fatto di aver chiamato Gazzetta di Modena la Gazzetta dello Sport!

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Coronavirus, si è passati dal va tutto bene all’allarme rosso

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Ho scritto un pezzo ironico sull’assalto ai supermercati, ho riso del fatto che, da bravi italiani, abbiamo iniziato a scherzare sul fatto che la gente inizierà a lavarsi, che oggi si possono emettere flatulenze senza doverle nascondere con un colpo di tosse, eccetera.

Ho avuto modo anche di riflettere per capire il perché, dal giorno alla notte, si è passati dal “va tutto bene” all’allarme rosso… [continua a leggere su La Pressa…]

L’intolleranza e il perdono

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Che legame hanno tra di loro, la notizia che Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna calcio, abbia dato il suo endorsement a Lucia Borgonzoni in Emilia Romagna, l’irritazione di Liliana Segre per la titolazione di una via a Giorgio Almirante a Verona, e la foto su Twitter di Ivan Zaystev, capitano del Modena Volley e della Nazionale con Stefano Bonaccini? Ve lo diciamo noi: l’intolleranza a senso unico alternato… [continua a leggere su Caratteri Liberi]

Gli Ayatollah della Costituzione

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Eccessivamente manipolativo. Non è il quesito referendario sul sistema elettorale bocciato due giorni fa dalla Corte Costituzionale, ma l’uso improprio che si fa della controllo di legittimità delle leggi o dell’ammissibilità dei quesiti referendari secondo la legge fondamentale dello Stato [continua a leggere su Caratteri Liberi...]

Schock a sinistra

shock a sinistra

 

Le elezioni generali nel Regno Unito, hanno dimostrato, se ce ne fosse bisogno, che oramai la sinistra si è persa in un circolo vizioso dalla quale pare incapace di uscire. E le chiavi di lettura, qui dalla provincia estrema, senza perderci nelle analisi di Alan Friedman o Beppe Severgnini, le riassumiamo così [continua a leggere su Caratteri Liberi]

Ipocrisia parlamentare

ipocrisia parlamentare

Ha scritto su “Le Figaro” Jaques De Saint Victor, che quello che è avvenuto in questi giorni è la vittoria della democrazia parlamentare. Le vecchie istituzioni reggono il colpo nonostante la democrazia della rete rappresentata da Rousseau e le dirette Facebook di Salvini. Sarà, ma non ci vediamo niente di vittorioso in un accordo di puro interesse, messo insieme da regie e strategie occulte che si nasconde dietro al “bene degli italiani”… [continua a leggere su Caratteri Liberi]

Lo stallo dei sistemi parlamentari

lo stallo dei sistemi parlamentari

In Italia è evidente almeno dal 2013, in Spagna hanno votato quattro volte negli ultimi tre anni e rischiano di farlo una quinta a settembre se non si troverà la quadra per il governo a guida socialista di Sanchez.

Nel Regno Unito è meno evidente ma il fu governo May era traballante per lo stesso motivo verificatosi in Italia e Spagna. In Germania sono anni che regna una Grande Coalizione, l’ultima volta per metterla insieme ci hanno messo sei mesi. Il culmine si è toccato con la designazione di Ursula Von Der Leyen alla Commissione Europea: l’Europarlamento l’ha confermata con soli nove voti di scarto, in una coalizione tutt’altro che omogenea. Signori, benvenuti nella crisi dei sistemi parlamentari… [continua a leggere su Caratteri Liberi]

Un altro 25 aprile è andato…

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… e siamo sopravvissuti! E come ormai sono tornato a fare da qualche anno l’ho “festeggiato” andando a suonare con la banda del paese per le normali ricorrenze civili. Eppure c’è stato un periodo che per me, il 25 era natale o la Pasqua di risurrezione! Oggi mi suona blasfemo definirlo così, ma è successo. Chi mi ha seguito nei miei vari blog, sa che ho un sinistro passato da uomo di sinistra, quando ero un universitario e che quindi per me il 25 aprile valeva bene una messa. Così come da aspirante intellettuale, nelle varie scorribande artistiche a cui ho preso parte, è accaduto che il 25 aprile lo raccontassi o lo cantassi davanti ad un pubblico. Ma già sette anni fa, in quello che forse è stato il mio picco artistico di quando mi dedicavo al teatro narrante, mi rendevo conto che era difficile parlare della Resistenza senza scivolare nella retorica. In quell’ultima occasione che ebbi di farlo (e fu fatto anche alla festa nazionale dell’ANPI a Marzabotto) cercai, coi miei sodali di allora, di evitare come la peste argomenti retorici da antifascismo di maniera, partendo invece dall’ultimo passero di Fenoglio (il partigiano Johnny) e arrivando ai giorni nostri, cercando di capire quali potessero essere le nuove resistenze. Un brano a cui ero molto legato era il “Discorso ai capelli” di Pasolini, che andrebbe letto oggi a chi manifesta in malo modo per fare riflettere su quella che oggi è la dittatura del pensiero unico e del politicamente corretto. Non a caso, Pier Paolo Pasolini non viene mai citato dagli intellò di oggi, troppo impegnati a rincorrere Saviano e la Murgia. La mia intenzione dell’epoca era quella di voler uscire dal recinto della sinistra, cercando di dare un’impronta patriottica (si badi bene non nazionalista) anziché partigiana. Ma qualche mese dopo l’esperienza con quel gruppo finì (almeno da parte mia) e successivamente non ho avuto più modo di dedicarmi a questo genere di cose. Non lo rimpiango, se non in giornate come oggi, dove la polemica retorica domina lasciando poco spazio a commenti intelligenti.

In realtà pensare di festeggiare il 25 aprile senza retorica è di fatto impossibile. Lo è perché dopo che per anni è stato appannaggio della sola sinistra, è inutile cercare da parte della sinistra stessa, di cercare di trasformarlo in una festa condivisa. Soprattutto oggi con un antifascismo che è più strumentale a un opposizione senza se e senza ma a Salvini, rispetto alle rievocazioni che stanno solo nelle curve da stadio. D’altro canto a destra ricordano che il fascismo era di fatto caduto due ani prima, un altro 25 ma in luglio, ed era caduto per logoramento interno, addirittura famigliare, Ciano il genero, contro il suocero Benito. E poi il sussulto del Re, l’armistizio, la fuga, lo sbando e la seconda guerra civile (la prima fu quella al brigantaggio, ma non è questa la sede).

Personalmente a me ormai il 25 aprile ricorda più i nostalgici sudisti del generale Lee e il Ku Klux Klan, che non le eroiche gesta dei partigiani delle montagne. E so bene di cosa parlo perché vivo in una zona a ridosso di quella che fu la Linea Gotica, non lontano dai territori liberi che costituirono la Repubblica di Montefiorino. So anche, per i racconti di mio nonno (che fu deportato come prigioniero di guerra in Germania dal fronte greco e che ha sempre votato Pci), e di un mio vecchio professore che so non essere certo di destra, che però nel dopoguerra fu anche zona di briganti e che da queste parti le vendette ci sono state, anche per una questione privata, come direbbe Giovanni Lindo Ferretti.

Insomma il 25 aprile, come ogni anno, ci ricorda quanto è difficile essere italiani; aspettiamo la messa del I maggio, di modo che le feste comandate “civili” finiscano e con loro un altra colata di retorica gratuita. In attesa di una sospirata riconciliazione nazionale che, come la speranza di Tenco, è diventata un’abitudine.

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