solo passi

sento solo passi
dentro la cattedrale vuota
e le parole riecheggiano
ne perdo il significato,
pur guardando quella luce
che un tempo era appiglio
e oggi è solo un fascio
in cui passo attraverso come un’ombra.

eppure sento le vibrazioni
dentro alle invocazioni di un cerchio
eppure vedo le mani tese
ma non ho più bisogno
a costo di sembrare irriconoscente
non mi sento più figlio
pur sentendomi fratello,
non sono più nella grazia
pur sapendo di camminarci accanto.

eppure credo in quelle mani tese
ma credo all’anima a cui appartengono
credo agli sguardi
alle parole
e non a chi ci passa attraverso,
e come un santo scettico
ho bisogno di vedere per credere
dentro e fuori ho solo miseria
non posso credere che mi verrà perdonata.

sento solo passi
dentro la cattedrale vuota
e vedo sofferenze che non mi so spiegare
vedo sento e provo amore
ma non lo sento corrisposto
da chi ne ha fatto un comandamento
forse sono solo sordo
oppure ingrato,
ma preferisco rendere grazie
al calore di chi mi sta accanto.

J.

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quel passo che non faccio

eppure non mi sembrava
così grande
questo vuoto che riempie il vuoto
l’eco che rimbomba nelle mie stanze
piene di niente
la mia vita non mi sembrava
così ferma
nei miei giorni, a rincorrere un sempre
eppure non mi sembra
d’esser scalzo
ogni volta che inciampo
ogni volta che torno
su quel passo che non faccio
in quella cosa che non vivo
nella fuga da me
per non voler capire
per non voler restare
e ritrovarsi piccoli
indifesi
immobili, mentre il resto avanza
nonostante pensassi
fosse solo mediocrità ostentata
quando invece il mediocre ero io
quando invece l’idiota sono io
quando quello solo, sono io.

Jack

muri

a volte fatico a spiegarmi i muri
altre volte comprendo il rumore
fatto per tagliare la tensione.
ci sono momenti in cui pensi ecco
adesso è finita
ma poi una commedia restituisce tutto
alla tua patetica certezza.
a volte fatico a capacitarmi della pazienza
nel mio attendere invano
nel parlare in posa
nel sostenere una scenografia ormai logora
con una birra a fare da sipario
risate stanche
e nell’aria una voglia di ripartire
che sa di voglia di dimenticare.

a volte fatico a spiegarmi i muri
eppure sono questi mattoni che mi reggono,
non basta una verniciata per farli apparire nuovi
ma sotto, sono sicuro
hanno solide fondamenta.

J.

ipocondria

non sarò nient’altro che un guerriero errante nella notte, 

andrò a confessarmi su ogni bancone
svuoterò ogni mia emozione, ma non vorrò più avere paura.
resterò in equilibrio sulle note che sentirò più mie
mi libererò delle mie ansie con l’ennesimo conato
ma non avrò timore del vento che mi tormenta alla finestra
sarò solo insofferente ai dubbi che nascono sulla nebbia
e non vorrò avere paura di avere paura.
deriderò il dolore prima di averlo realmente pianto
e non vorrò soffrire temendo la sofferenza,

vorrò vivere una volta di più come se fosse il primo giorno
una scoperta continua, senza l’obbligo di dover cogliere
per forza tutto come se fosse l’ultima volta.
vorrò non avere più alibi, 
per non soffrire più di un’ipocondria amorosa,
per poter finalmente scegliere senza delegare
e poter essere finalmente libero.
Jack

nient’altro che silenzio (inverno)

vorrei saperti qui
il tuo respiro accanto al mio
a placare la mia claustrofobia
mentre fuori non c’è nient’altro che silenzio,
e poterti abbracciare
per poter rallentare il battito
in un buio finalmente rassicurante
mentre fuori il biancore opprime e soffoca
e l’inquietudine è nient’altro che silenzio.
vorrei correre in una primavera interiore
per sciogliere l’ansia, e fingere
che l’inverno non esista
che non esistano domeniche sospese
e tramonti nascosti
mentre l’orizzonte non ha nient’altro che silenzio.
vorrei che il buio fosse solo un passaggio
e la neve soltanto un pretesto,
vorrei che le nostre parole
potessero incontrarsi al varco
e fondersi in un unico respiro
mentre attorno non c’è nient’altro che silenzio.

Jack

un battito d’ali

non so dirti come mi sento
ma sento che mi piacerebbe mancarti
non quella lontananza che toglie il respiro
ma il semplice desiderio d’attesa
che ti lascia quel fremito d’impazienza
nella ricerca di uno sguardo tra la folla.

non so dirti quello che sento
se non che non ho più bisogno di alibi
che posso confessare ogni mio peccato
senza bisogno di convincerti del contrario
che posso dormire tranquillo
anche se non mi sussurri la buonanotte.

non so dirti nulla, se non quello che ho detto
che la mia vita scorrerà come un fiume
che ogni tanto avrà bisogno della pioggia
che non sarà di lacrime, e placcherà sete
perché sarà un battito d’ali, che i tuoi occhi vedranno.

J.

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