Tagli

Ho rotto tutti gli specchi
Per guardarmi attraverso la serratura
E mi sono crogiolato
In un salotto di feci.

Mi son vestito di viola
Mentre raccoglievo i cocci
E facevo finta
Che le ferite non esistessero.

Non ho bisogno
Di sapere i miei cognomi
Conosco una per una
Le cicatrici che hanno lasciato.

È iniziato il conto alla rovescia
Ma non ci sarà nessun capodanno
E se qualcuno ha lavato il sangue,
Ritroverò la strada inseguendo i tagli.
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Ritmo

Se spezzo il ritmo
Se mi lascio andare
Se non decido di radermi
Se non decido di andare
Se non ballo su una musica
Se non prendo fiato
Se non scrivo nel tempo giusto
Se piango dal lato sbagliato
Se invidio anziché correre
Se guardo senza osservare
Se sento senza ascoltare
Se spio e non chiedo permesso
Se non chiudo le porte
Se non spengo la luce
Se non recito la mia parte
Se non leggo l’alcol
Se non reggo l’equilibrio
Se non tengo il tempo giusto
Se non faccio felice l’imperatore
Se non miglioro perché costa fatica
Se non correggo refusi
Se non biasimo la mia pigrizia
Se metto le parole dove non voglio che le trovino
Se voglio giocare quando non c’è nessuno
Se voglio andare a capo, senza dare ordini
Se voglio scrivere del cazzo che mi pare
Se voglio perdermi
Se non voglio trovarmi
Se tu mi leggi
Se non sai capirmi
Tra le righe non troverai
Che un dito alzato
Guarda se è il medio
Il ritmo che ho spezzato.

Fango nelle vene

Tradito, trafitto, represso nel sangue
trasparente, meccanico, nascosto che langue
fango nelle vene
tanfo di stantio
cerchio perfetto per non dirsi addio.

Mostrami la soluzione, se non credi ai miracoli
cerca il mio carattere, là
dove non troverai premure,
è un problema mio? Tuo? Cosa ti manca di me?

Vieni avanti amico,
abbracciami
cerca un punto per il tuo coltello,
cambia volto, diventa parente
cambia apparenza, fingiti fiducia
dammi del tu, potrai dirmi "ti tradisco".

Sopporti l'inferno mi dici? Accomodati allora,
cosa mi han fatto mi chiedi? A te cosa cambia?
Prestarmi soccorso non ti servirà, me lo chiederai indietro
quando non sarò più capace.

E tu? Qual'è la tua fuga? 
Sotto quale sole avrai l'ennesimo rimpianto
di una vita che ti ho negata?
In quale altro viaggio cercherai la mia mano
in quale altra notte sarò la tua coperta?

Coraggio fratello il mio sangue grida vendetta,
e tranquillo, la mia lama non ha fretta.
ora strimpella la tua tua canzonetta 
chi hai rubato, come hai visto, non aspetta.

Ehy, signor professore!
Con o senza titolo si vive o si muore?
Qual'era la sirena sul quiz che mi hai posto?
Ora hai le sembianze di qualcuno che detesto
pontifichi di vita e di rancori da non vivere
ma non prendo lezioni da chi mi ha voluto uccidere.

Nostri

Non siamo mai stati 
Veramente nostri
Se non in un auto
A centoventi all’ora
Trascinati dall’odore del mare
Alla ricerca di una vita
Che fosse nostra
Un movimento ondoso
Un soffio di vento
Ma senza oscillare
Sospinti da una corrente che sapeva di sogni
Di ambizioni
Di certezze
Di paura e voglia di rischiare.

Non siamo ancora veramente mostri
A respingere le nostre esistenze
A volerci dire in faccia
Quale felicità avevamo strozzato

E ora,
Sotto un cielo capriccioso
Di un’estate che ha voglia di piangere
Guardiamo i lampi di ciò che ci resta
Un altro viaggio
Un altro anello
Un’altra mancanza da unire
Per far sbocciare un fiore dalla merda.

L’inferno dentro

Proverai a capirmi 
E soffrirai
Cercherai di soccorrermi
E ti dirò che saranno guai
Proverò a essere adulto
A prendermi cura di te
Ma mi dirai
Che non ho amato mai.

E allora lasciami qui
Io sto scendendo agli inferi
Per redimermi
Sono un cumulo di macerie
E abominevoli abitudini
Ho provato ogni cosa
Per conoscere i miei abissi.

Proverai a comprendermi
E rinuncerai
“Mi faccio già male da sola”
Saranno le tue scuse
Ma ti capisco, anche se non lo crederai
Ho una valigia piena di specchi
Dentro ai quali non guardo mai
Troppo grande è il dolore
Di non sapere chi sei
Un pagliaccio, un poeta?

Prenditi il tuo spazio
Non puoi morire per me
L’ha già fatto un altro
Che mi ha già messo nella sua rete
Io scalpito e vorrei fuggire
Ma ho un destino che non so capire.

Eppure perdo tutto
Un pezzo alla volta
Un giorno rinasco e subito mi confondo
Vorrei consolarmi
Ma sbaglio l’abbraccio
Mi guardo dentro e ripenso
Qual’è l’approccio?

Fuori dal deserto

Nascondersi nel deserto
senza avvoltoi sulla testa 
ma solo droni, per controllare
che tu non scorga una sorgente.

Ma scaverò con le unghie che mi sono rimaste
berrò ogni mia lacrima fino alla sazietà
invocherò Colui il quale mi ha promesso una strada
in questo nulla
e scaccerò finalmente i predoni dalla mia memoria.

Come ho potuto camminare sulle ginocchia
quando avevo gambe per correre?
Come ho potuto soffocare
gli uragani che avevo negli occhi?

Eppure tu, riavrai la tua veste bianca
gridavi innocenza, il giusto giudice la riconoscerà.
Io smetterò di masticare sabbia
e non lascerò che altri godano dei miei bottini.

La roccia sarà di nuovo rotta
e io berrò acqua viva
guarderò la mia vendetta compiersi
seduto all'ombra di un'oasi rigogliosa.

Scrivere del tempo che manca

aggiornamento in versi alla Rassegna ad alta quota

Non è un metronomo
quello che scandisce i giorni, non è regolare
il battito di chi aspetta
e negli interstizi ristagna la stanchezza
il desiderio di quello che non è potuto essere
il minuto di silenzio ad ascoltare una volontà caduta.

Eppure resiste, ma non per resistenza
il frammento che fa battere il cuore
l'istante di vita in cui si vive il quarto d'ora
davanti al proprio specchio.

Non si può aggiungere tempo
per scrivere del tempo che manca,
sarà sufficiente chiedere perdono
per non aver cambiato posto al segnalibro.

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un po’ di sollievo

credevo si fosse estinta la pioggia
in questa estate di risveglio
in cui rinasco dalle mie vite in cerca di senso,
e mi trovo bene
baciato da un cielo che piange
come se neanche lui sopportasse più questa canicola
questo correre a stento,
come se si fosse accorto
che l’amore era lì accanto
ed ora una pioggia è libera nel cielo
un cielo commosso di gioia.

J.

qualcosa che sta nascendo

mi dici che sono un dono del cielo
quel cielo a cui guardo, diffidente ma rispettoso
in cerca di quella stella
che un giorno m’è apparsa agli occhi.
e sento il mio cammino più sereno
illuminato dallo splendore di un sorriso
risvegliato finalmente dal torpore della diffidenza
sento che posso lasciare le mie catene
e liberarmi in quell’abbraccio
che credevo perso,
in cui posso abbandonare la mia paura per unirla alla tua
in un respiro che freme e protegge
qualcosa che sta nascendo.

S.

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