Se spezzo il ritmo Se mi lascio andare Se non decido di radermi Se non decido di andare Se non ballo su una musica Se non prendo fiato Se non scrivo nel tempo giusto Se piango dal lato sbagliato Se invidio anziché correre Se guardo senza osservare Se sento senza ascoltare Se spio e non chiedo permesso Se non chiudo le porte Se non spengo la luce Se non recito la mia parte Se non leggo l’alcol Se non reggo l’equilibrio Se non tengo il tempo giusto Se non faccio felice l’imperatore Se non miglioro perché costa fatica Se non correggo refusi Se non biasimo la mia pigrizia Se metto le parole dove non voglio che le trovino Se voglio giocare quando non c’è nessuno Se voglio andare a capo, senza dare ordini Se voglio scrivere del cazzo che mi pare Se voglio perdermi Se non voglio trovarmi Se tu mi leggi Se non sai capirmi Tra le righe non troverai Che un dito alzato Guarda se è il medio Il ritmo che ho spezzato.
Tradito, trafitto, represso nel sangue
trasparente, meccanico, nascosto che langue
fango nelle vene
tanfo di stantio
cerchio perfetto per non dirsi addio.
Mostrami la soluzione, se non credi ai miracoli
cerca il mio carattere, là
dove non troverai premure,
è un problema mio? Tuo? Cosa ti manca di me?
Vieni avanti amico,
abbracciami
cerca un punto per il tuo coltello,
cambia volto, diventa parente
cambia apparenza, fingiti fiducia
dammi del tu, potrai dirmi "ti tradisco".
Sopporti l'inferno mi dici? Accomodati allora,
cosa mi han fatto mi chiedi? A te cosa cambia?
Prestarmi soccorso non ti servirà, me lo chiederai indietro
quando non sarò più capace.
E tu? Qual'è la tua fuga?
Sotto quale sole avrai l'ennesimo rimpianto
di una vita che ti ho negata?
In quale altro viaggio cercherai la mia mano
in quale altra notte sarò la tua coperta?
Coraggio fratello il mio sangue grida vendetta,
e tranquillo, la mia lama non ha fretta.
ora strimpella la tua tua canzonetta
chi hai rubato, come hai visto, non aspetta.
Ehy, signor professore!
Con o senza titolo si vive o si muore?
Qual'era la sirena sul quiz che mi hai posto?
Ora hai le sembianze di qualcuno che detesto
pontifichi di vita e di rancori da non vivere
ma non prendo lezioni da chi mi ha voluto uccidere.
Non siamo mai stati Veramente nostri Se non in un auto A centoventi all’ora Trascinati dall’odore del mare Alla ricerca di una vita Che fosse nostra Un movimento ondoso Un soffio di vento Ma senza oscillare Sospinti da una corrente che sapeva di sogni Di ambizioni Di certezze Di paura e voglia di rischiare.
Non siamo ancora veramente mostri A respingere le nostre esistenze A volerci dire in faccia Quale felicità avevamo strozzato
E ora, Sotto un cielo capriccioso Di un’estate che ha voglia di piangere Guardiamo i lampi di ciò che ci resta Un altro viaggio Un altro anello Un’altra mancanza da unire Per far sbocciare un fiore dalla merda.
Proverai a capirmi E soffrirai Cercherai di soccorrermi E ti dirò che saranno guai Proverò a essere adulto A prendermi cura di te Ma mi dirai Che non ho amato mai.
E allora lasciami qui Io sto scendendo agli inferi Per redimermi Sono un cumulo di macerie E abominevoli abitudini Ho provato ogni cosa Per conoscere i miei abissi.
Proverai a comprendermi E rinuncerai “Mi faccio già male da sola” Saranno le tue scuse Ma ti capisco, anche se non lo crederai Ho una valigia piena di specchi Dentro ai quali non guardo mai Troppo grande è il dolore Di non sapere chi sei Un pagliaccio, un poeta?
Prenditi il tuo spazio Non puoi morire per me L’ha già fatto un altro Che mi ha già messo nella sua rete Io scalpito e vorrei fuggire Ma ho un destino che non so capire.
Eppure perdo tutto Un pezzo alla volta Un giorno rinasco e subito mi confondo Vorrei consolarmi Ma sbaglio l’abbraccio Mi guardo dentro e ripenso Qual’è l’approccio?
Nascondersi nel deserto
senza avvoltoi sulla testa
ma solo droni, per controllare
che tu non scorga una sorgente.
Ma scaverò con le unghie che mi sono rimaste
berrò ogni mia lacrima fino alla sazietà
invocherò Colui il quale mi ha promesso una strada
in questo nulla
e scaccerò finalmente i predoni dalla mia memoria.
Come ho potuto camminare sulle ginocchia
quando avevo gambe per correre?
Come ho potuto soffocare
gli uragani che avevo negli occhi?
Eppure tu, riavrai la tua veste bianca
gridavi innocenza, il giusto giudice la riconoscerà.
Io smetterò di masticare sabbia
e non lascerò che altri godano dei miei bottini.
La roccia sarà di nuovo rotta
e io berrò acqua viva
guarderò la mia vendetta compiersi
seduto all'ombra di un'oasi rigogliosa.
aggiornamento in versi alla Rassegna ad alta quota
Non è un metronomo
quello che scandisce i giorni, non è regolare
il battito di chi aspetta
e negli interstizi ristagna la stanchezza
il desiderio di quello che non è potuto essere
il minuto di silenzio ad ascoltare una volontà caduta.
Eppure resiste, ma non per resistenza
il frammento che fa battere il cuore
l'istante di vita in cui si vive il quarto d'ora
davanti al proprio specchio.
Non si può aggiungere tempo
per scrivere del tempo che manca,
sarà sufficiente chiedere perdono
per non aver cambiato posto al segnalibro.
La Rassegna ad Alta Quota…
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credevo si fosse estinta la pioggia in questa estate di risveglio in cui rinasco dalle mie vite in cerca di senso, e mi trovo bene baciato da un cielo che piange come se neanche lui sopportasse più questa canicola questo correre a stento, come se si fosse accorto che l’amore era lì accanto ed ora una pioggia è libera nel cielo un cielo commosso di gioia.
mi dici che sono un dono del cielo quel cielo a cui guardo, diffidente ma rispettoso in cerca di quella stella che un giorno m’è apparsa agli occhi. e sento il mio cammino più sereno illuminato dallo splendore di un sorriso risvegliato finalmente dal torpore della diffidenza sento che posso lasciare le mie catene e liberarmi in quell’abbraccio che credevo perso, in cui posso abbandonare la mia paura per unirla alla tua in un respiro che freme e protegge qualcosa che sta nascendo.