Smarrimento

Quello che manca alla rassegna ad alta quota

Pochi articoli, nemmeno così ben selezionati, un qualcosa su cui ricade la mia attenzione, che me la rapisce. E su cui finisco per insistere, come se un banale argomento fosse in realtà la chiave di volta della situazione geopolitica mondiale. Sì perché se si guarda al mondo esterno, passi dai titoloni dei giornali, dalle rassegne stampa, dalle notizie condivise sui social e quello che ottieni è un senso di smarrimento. Black Live Metters da una parte, le nuove guardie rosse del politicamente corretto che vogliono rimuovere le statue di Montanelli, imbarazzanti politici in ginocchio e, negli interstizi, articoli ben scritti che ti dicono che, dall’altra parte del mondo si riparte meglio del previsto. E noi qui ancora in balia del BisConte, del silente Mattarella, degli scandali che non potranno rimanere sotto la cenere per sempre e, vedrete, avranno un effetto molto più deflagrante di Tangentopoli.

L’impressione, da osservatore compresso, più che distratto, è che la gente sia stufa, non del razzismo o delle ingiustizie riportate dai media main stram, ma di essere ignorata nella sua quotidianità. Lo spiega bene il primo articolo de Il Detonatore, nuova rivista online che si promette di raccontare la realtà senza troppi fronzoli.

Questa gente però, non la vedrete andare a imbrattare statue o a saccheggiare negozi con la scusa delle rivolte sociali. La vedrete andare silenziosamente a votare e a mettere una croce là dove ve lo aspettate, ma fingevate di non vedere che sarebbe finita così. Se non fossi un minimo informato su quello che accade nel mondo, in virtù della mia passione per il giornalismo, sicuramente, sarei uno di loro.

Il fatto è che sono davvero uno di loro. Solo leggermente più informato, perché a differenza di loro, nell’informazione libera ancora ci credo.

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Dove eravamo rimasti (integrazione alla rassegna ad alta quota del 5 maggio 2020)

La rassegna di oggi, per ragioni sclero, tecnico, lavorative è stata veloce e non approfondita come avrei voluto, anche se sufficientemente sintetica. Si può fare di meglio? Certo che sì, ma ci dobbiamo perfezionare, occorre trovare un compromesso tra la sintesi temporale e l’approfondimento argomentativo. Che paroloni! Veniamo a noi…

Appennino: la notizia più rilevante (e che approfondiremo nei prossimi giorni in maniera più ampia e nelle sedi più appropriate) è quella relativa al gruppo Facebook “Montese ti aspetta” con più di 3000 iscritti e che, proprio per il fatto di puntare sulla promozione del territorio, mostra come da un male come il Covid-19 ne stia nascendo un bene: in molti comuni montani infatti, in provincia di Modena, si parla di rilancio del turismo di prossimità. C’è solo da augurarsi che si venga a creare un fenomeno strutturale, anziché un una tantum buona per quest’anno e poi chissà.

Pianura e dintorni: da aspetti positivi che possono nascere dalla pandemia a quelli, purtroppo negativi. A Carpi è andata in scena la consegna delle chiavi. L’associazione locale “Carpi c’è” si è detta pronta allo sciopero fiscale, ma il dato che emerge è che, dopo Castelfranco Emilia e Sassuolo, è la terza protesta di rilievo per chi vuole riaprire la propria attività. Bonaccini, sentito da RTL, dice che se continua così la discesa dei contagi, si può valutare un’apertura anticipata rispetto a quella del 18 maggio e anche quelle oltre. Intanto pare che Venturi a fine settimana lascerà l’incarico di commissario regionale.

Cultura: non smetterò di parlarne fino a che non avrò slogato la tastiera del computer. Oggi il tenore sassolese Matteo Macchioni ha rilasciato un’intervista a Gianpaolo Annese sul Resto del Carlino di Modena dove ha suggerito idee per la riapertura dei teatri. Il mondo dello spettacolo, fatta eccezione per gli esemplari di Bella Ciao e i cantanti da I maggio, è letteralmente alla fame. Macchioni ha scritto a Giuseppi e a Franceschini, vedremo se diranno grazie per la lettera o se interverranno diversamente. Intanto le proteste degli addetti del settore, lontano dalle telecamere e dai circuiti di regime, continuano. Sui social, gli unici teatri rimasti dove possono esibirsi. Ma si esibiscono in silenzio, perché non hanno voce.

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Quel che non ci siamo detti (integrazione alla rassegna ad alta quota del 1 maggio 2020)

Nell’impostare le rassegne che verranno, giocoforza l’aggiornamento serale o sarà su un tema libero oppure sarà l’integrazione di ciò che non ci siamo detti durante la diretta. Oggi non abbiamo ad esempio guardato le prime pagine dei nostri quotidiani locali di riferimento e, a onor del vero, nemmeno abbiamo fatto un excursus tra le notizie Covid o anche solo quelle riferite a Modena città. Va bene, ci siamo persi nell’ennesima polemica da I maggio, ma di mio, mi sono sentito in dovere di sollecitare di nuovo l’attenzione sull’arte.

E quindi? Beh, oggi non abbiamo detto che ci sarà l’obbligo di mascherina in Emilia Romagna, cosa che avevamo auspicato già tempo fa, però vi rimandiamo a La Pressa per quello che riguarda l’ordinanza regionale che integra il Dpcm del 26 aprile scorso. Poi per il resto non abbiamo parlato del conflitto Stato-Regioni sulle riaperture, con la Calabria della presidente Santelli, che vuole andare oltre alle regole governative ed è quella che fa più rumore ma, come nostra consuetudine vi mostriamo una foto interessante di due regioni, Emilia Romagna e Marche, che sono collocate tra quelle filo-governative (e quindi rosse o Pd), nelle quali si va ben oltre i provvedimenti di Giuseppi ma, misteriosamente, non fanno lo stesso rumore mediatico che fa la Calabria, che pure ha avuto molti meno contagi e meno morti. Il solito mistero buffo della narrazione unica, della quale però, ho la netta impressione che gli italiani si stiano stufando.

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