Modna City

Diario del weekend. E no, non è un refuso.

Io sono fatto al contrario. I piangiani, gente di pianura, o meglio i modenesi, perché oltre Modena ci sono la Bassa e i bassaroli (questo per chi legge da fuori Modena) normalmente in estate, quest’anno più che mai, fanno i salmoni, risalgono Secchia e Panaro e si rifugiano in montagna, chi ha la casa la apre, chi può o chi riesce va in albergo, i più fanno una toccata e fuga a riempire ristoranti, rifugi e quant’altro, pur di respirare un po’ di fresco. Io no.

Abitando da sempre in montagna, esclusa la parentesi universitaria con otto anni di modenesità, ogni tanto viene la necessità di scendere a valle, non necessariamente con la piena, ma con la consapevolezza di voler respirare un po’ di civiltà, una provincia meno provinciale, una dimensione di adultità simil metropolitana. E allora, complice un acquazzone che ha rinfrescato l’ambiente, ecco che scendo in esplorazione a riscoprire quelle vie che quando frequentavo Giurisprudenza, facoltà che gode della grazia di essere collocata nel centro storico (un tempo proprio nella centralissima via Università, oggi un po’ più verso i viali, in via San Geminiano), era come se mi chiamassero e dicessero vieni, abbiamo bisogno di sentire le tue suole sopra i nostri selciati.

Non ero ancora stato a Modena dopo il lockdown, e la cosa mi ha sorpreso. Tratto Modena come si tratta il suo Duomo, è lì da mille anni, prima o poi ci si entra. E così Modena è per me, è lì, prima o poi ci vado ed è una boccata di ossigeno il suo centro, le vie della “movida” che al tempo erano note più per le proteste dei residenti che non altro. E passeggi per via Gallucci, entri in Canal Grande, ripercorri via Università e via Castellaro per entrare in quella meraviglia che è piazza grande, col suo Duomo che pare un’arca in secca, e la Ghirlandina leggermente pendente. Via Emilia, materna e stronza come sempre, piazza Pomposa che adesso è quanto di più “in” ci possa essere in quell’essere metropoli di provincia, via Taglio e i suoi negozi, fino ad arrivare in via Farini e poi Piazza Roma col Palazzo Ducale, sede dell’Accademia Militare. Scorci di largo Sant’Eufemia e tutte le viuzze accanto e ritorno. Quella Modena che non ho mai capito e che non ho mai vissuto, ma chi se ne importa, avrò tempo pensavo.

Modena è la quintessenza della provincia. Tenetevi Milano, tenetevi Bologna, agglomerati urbani misto di fighetteria, imbruttiti, snob radical chic e periferie stremate. Trovatemelo un’altra capitale che s’è scordata d’esser stata tale, trovatemi un territorio che pur essendo “laterale” è in grado di produrre eccellenze come pochi…

Eppure Modena è noia, abitudine, sabati sera impostati, motori fenomenali, corse contro il tempo, appuntamenti, ragazze che hanno gli occhi verdi e le tue idee, Ferrari, Maserati, piastrelle, moda, lambrusco, tortellini, torta Barozzi, gnocco fritto e crescenti… così centrale, tra l’Autosole e l’Autobhan, eppure così laterale, così capitale eppure così provinciale. Eh sì non è Modena ma Modna, e non è città, ma city….

Il diario del Weekend…

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