Il velo della spocchia sportiva

Corollario sportivo alla Rassegna ad alta quota

Da appassionato di basket, da tifoso moderato di volley (perché Modena E’ volley), da simpatizzante del rugby e altri sport “minori” oggi posso dichiarare che sì, abbiamo perso. Forse il plurale maiestatis non ci sta, forse è il caso di dire che questi sport hanno perso, laddove il calcio (che comunque apprezzo molto) ha dimostrato che si può fare, si può giocare e si può andare avanti.

Argomento futile? Nient’affatto, per mesi ci siamo tormentati con le corsette, le passeggiatine e i droni, il calcio è uno squarcio di normalità in un era che di normale non ha niente e che segnerà per sempre in maniera irrevocabile il futuro. Si potrà dire che è solo sport, che le vite sono più importanti di ventidue milionari che corrono dietro a un pallone. Certo, è così, tuttavia quel pallone significa soldi, pil, la squadra di calcio della vostra parrocchia o del vostro quartiere. Tutto a cascata, perché il Coni dal calcio ci guadagna, e tramite quei soldi, finanzia anche lo sport di base.

Per anni abbiamo sentito quanto fosse diverso il basket, la pallavolo, il rugby da tutto quello che era il calcio milionario delle femminucce che al minimo contrasto si rotolavano per terra. Quante volte abbiamo sentito la manfrina, e pure io che ne scrivo ho puntato il dito verso quel mondo patinato che però oggi è ripartito, inventandosi protocolli ad hoc, laddove gli sport di provincia (perché soprattutto Volley e Rugby sono sport di provincia) hanno chiuso i battenti e arrivederci alla prossima stagione.

E se il problema è l’assembramento di pubblico, a rugby il problema dove sta, che in tempi di grandi incontri nel campionato italiano, allo stadio ci vanno circa 4500 persone? Un distanziamento sociale si riesce a garantire più che bene, per i giocatori è un’altra storia, ma già si danno abbastanza mazzate che il Covid-19 per alcuni potrebbe essere acqua fresca.

E che dire della pallavolo, sport assolutamente non di contatto, con i giocatori che sono distanziati per ruolo più che per sicurezza e dove il problema spesso è che i catini in cui giocano sono troppo piccoli? Problema analogo nel basket, dove il contatto tra i giocatori c’è, chi ricorda gli imbarazzanti Taliercio e Palabigi in diretta Rai durante i playoff negli anni passati?

La verità, è che stavolta gli sport minori, che poi minori non sono, perché coi palazzetti tutti esauriti di minore non c’è nulla, hanno perso un treno bello grande. La più grande lega al mondo, la Nba, ha deciso di far giocare il campionato a Disney World, location unica per le 22 squadre ammesse al finale di stagione. Lì si terranno la fine della stagione regolare e i playoff, hanno tre arene a disposizione e alberghi per tutti i giocatori. Poi non ho capito come faranno col pubblico, ma loro ripartiranno. In Italia, dove solo nel 2018 si sono inventati l’inaugurazione del mondiale di pallavolo al Foro Italico, tempio del tennis, ma soprattutto all’aperto, non sono stati in grado di ripensare i finali di stagione. Solo un problema di carattere tecnico/economico, magari dovuto al fatto che la quasi totalità degli sport in Italia sono dilettantistici? Il discorso però, allora, non vale per il basket che al pari del calcio è professionistico e ha comunque fatturati di tutto rispetto.

Quante volte abbiamo sentito parlare di impianti inadeguati, location imbarazzanti, coperture televisive pessime? E ora, in un momento in cui il ritorno del calcio significa più che mai normalità, non era forse il caso di reinventare il tutto, dando quel tocco che avrebbe coniugato sport e turismo?Qualcuno aveva pensato di chiudere il campionato di pallavolo all’arena di Verona, ma si è preferito chiudere e basta. Si potevano reinventare spazi fieristici, parchi, spiagge e quant’altro, inventarsi un modo per farci stare comunque il pubblico evitando l’orrore delle porte chiuse e, soprattutto, era il treno da prendere per ripensare gli impianti sportivi in maniera polivalente per la stagione successiva, magari creando intanto i presupposti col finale di stagione in corsa, chissà magari suscitando pure l’interesse del pubblico profano, quello a cui spesso vien detto che gli sport minori sono una cosa “altra” ma che non fanno di fatto nulla per essere realmente appetibili.

E allora cari miei, tenetevi la vostra spocchia, la vostra rendita, la vostra gloria che fu, i vostri sprazzi di celebrità, nei vostri palazzetti stretti e senz’aria condizionata a pensare a quale tipo di soluzione potete adottare per avere più appeal. Non dico che col Covid avreste risolto il problema, ma nel cercare la soluzione per finire la stagione anziché sospenderla per sempre, avreste sicuramente creato dell’interesse. Un’occasione persa, un motivo in più per piangersi addosso il prossimo anno. Peccato.

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