
La rassegna di oggi, per ragioni sclero, tecnico, lavorative è stata veloce e non approfondita come avrei voluto, anche se sufficientemente sintetica. Si può fare di meglio? Certo che sì, ma ci dobbiamo perfezionare, occorre trovare un compromesso tra la sintesi temporale e l’approfondimento argomentativo. Che paroloni! Veniamo a noi…
Appennino: la notizia più rilevante (e che approfondiremo nei prossimi giorni in maniera più ampia e nelle sedi più appropriate) è quella relativa al gruppo Facebook “Montese ti aspetta” con più di 3000 iscritti e che, proprio per il fatto di puntare sulla promozione del territorio, mostra come da un male come il Covid-19 ne stia nascendo un bene: in molti comuni montani infatti, in provincia di Modena, si parla di rilancio del turismo di prossimità. C’è solo da augurarsi che si venga a creare un fenomeno strutturale, anziché un una tantum buona per quest’anno e poi chissà.
Pianura e dintorni: da aspetti positivi che possono nascere dalla pandemia a quelli, purtroppo negativi. A Carpi è andata in scena la consegna delle chiavi. L’associazione locale “Carpi c’è” si è detta pronta allo sciopero fiscale, ma il dato che emerge è che, dopo Castelfranco Emilia e Sassuolo, è la terza protesta di rilievo per chi vuole riaprire la propria attività. Bonaccini, sentito da RTL, dice che se continua così la discesa dei contagi, si può valutare un’apertura anticipata rispetto a quella del 18 maggio e anche quelle oltre. Intanto pare che Venturi a fine settimana lascerà l’incarico di commissario regionale.
Cultura: non smetterò di parlarne fino a che non avrò slogato la tastiera del computer. Oggi il tenore sassolese Matteo Macchioni ha rilasciato un’intervista a Gianpaolo Annese sul Resto del Carlino di Modena dove ha suggerito idee per la riapertura dei teatri. Il mondo dello spettacolo, fatta eccezione per gli esemplari di Bella Ciao e i cantanti da I maggio, è letteralmente alla fame. Macchioni ha scritto a Giuseppi e a Franceschini, vedremo se diranno grazie per la lettera o se interverranno diversamente. Intanto le proteste degli addetti del settore, lontano dalle telecamere e dai circuiti di regime, continuano. Sui social, gli unici teatri rimasti dove possono esibirsi. Ma si esibiscono in silenzio, perché non hanno voce.

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