Letture per la buonanotte (aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 14 maggio 2020)

Scopro con piacere, meglio tardi che mai, che i lavoratori dello spettacolo potranno godere della mancetta di 600 euro, come si dice dalle mie parti “piutòst che gnent, l’è mej piutòst”. Piccoli segnali laddove ancora non si sa quali saranno le misure per la ripresa dell’indotto. Leggo di stabilimenti balneari che riducono i posti e i servizi, lunedì riapre chi ancora non l’ha fatto, tra cui bar e ristoranti e la domanda mi sorge spontanea: ma se la gente potrà tornare a uscire per andare al pub o in pizzeria, dopo che avrà consumato che farà? Niente teatro, niente cinema, niente sagre paesane, niente concerti, e va bene che un minimo le stagioni le stanno preparando comunque per salvare il salvabile, ma col divieto di assembramento, con le misure di sicurezza, mi spiegate come si fa a vedere un film in più di tre persone, ad andare a fare le serate di ballo, come suoneranno gli orchestrali, le bande e quant’altro? E che senso avrà fare gli apertivi col percorso salute? Già vedo bariste che conosco annunciare via social che ci saranno e contemporaneamente chiedere la collaborazione dei clienti per la fase che sarà. Si tornerà a fare shopping ma uno alla volta, roba che ti passa la voglia della vasca in centro per pericolo di multa più che di virus. E dopo le 18 che si fa? Tutti a dormire? Tutti a far l’amore? O tripudio di feste clandestine e concerti carbonari?

Mentre aspettiamo una risposta a queste domande, il mio consiglio è di dare una lettura a ciò che scrive Davide Cavaliere, non tanto a proposito di Silvia Aisha Romano, quanto piuttosto di ciò che ronza attorno al sistema che ha fatto sì che si venisse a creare la situazione che domenica si è apparentemente risolta. Una sensata lettura della buonanotte, ciò a cui ci siamo abituati e continueremo ad abituarci, se dopo che saremo usciti per la cena, non ci sarà niente da fare se non leggere e guardarsi il cinema in streaming.

Leggere aiuta a pensare

se pensi che questo blog sia scritto bene e ti piace ciò che leggi, fai una piccola offerta.

€1,00

Pubblicità

Tra isteria e reazione (aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 13 maggio 2020)

Escono le linee guida della regione sulla riapertura di massa e, come in molti temevano, con queste modalità si fa prima a tener chiuso. Ingressi contingentati, cartelli informativi, percorsi salute, guardare e non toccare, visite guidate ma solo con i congiunti, gioco della sedia con la differenza che chi la perde resta fuori, giocare a campana mentre si aspetta il proprio turno per entrare, rigorosamente distanziati di un metro, caffè espresso in modalità Starbucks da prendere letteralmente al volo per evitare assembramenti. E poi ancora non disturbate il manovratore, attenzione carichi sospesi, pericolo alta tensione, non quella elettrica ma quella che ti mettono gli altri; mantenere la distanza di sicurezza, attraversare solo col verde, non toccatevi che diventate ciechi, calcolate i tempi di percorrenza dall’ingresso del bar all’uscita con Google Maps, visione consigliata per un pubblico adulto, vietato ai minori di 14 anni, non fatelo da soli a casa. Ricordatevi di alzare l’asse del water, in caso d’emergenza rompere il vetro e ricordatevi di allacciare le cinture di sicurezza. Solo non si vedono i due leocorni.

Che sono quelli che vorrebbero che ci si ricordasse, una volta ancora di più, che il mondo dell’arte e dello spettacolo è ancora fermo, e soluzioni all’orizzonte, ancora non se ne vedono. Anche se, pur timidamente, se ne parla.

Il mondo dello spettacolo è a secco

Io provo a dar loro un po' di voce. Aiutami a farlo con un'offerta

€1,00

Ripartenza (dopo il disastro della rassegna ad alta quota del 12 maggio 2020)

Stasera neanche metterò il pulsantino di pagamento, tanta è l’amarezza dopo oggi. Direte che non è niente, cosa vuoi mai, non è il tuo mestiere, fai altro, fai di necessità virtù eccetera. Invece no. Invece per me la rassegna ad alta quota, prendetelo anche come un capriccio tardo adolescenziale, è roba seria, una cosa che volevo fare da tempo e che questa situazione del Covid mi ha dato modo di sviluppare. Una forma di volontariato, che magari sarebbe finita con l’emergenza. Invece la voglio trasformare in una rassegna di provincia, la provincia che nessuno racconta, la provincia che è solo sui giornali cartacei locali, e in quelli on line manca per mancanza di fondi.

Stasera avrei potuto scrivere tante altre cose, fare un aggiornamento come faccio di solito, o un pensiero della buonanotte. Stasera sono autoreferenziale. Perché ci può stare di spezzare in due la rassegna per cause di forza maggiore, non ci sta di farla sempre un po’ raffazzonata. Non ci sta di non usare la sintesi. Ho fatto dirette di un’ora perché passavo un’ora a leggere i giornali per intero a chi non li poteva comprare o andare a leggere al bar. Adesso è il momento della sintesi, i bar riapriranno e questa rassegna non diventerà inutile. Ma oggi è stata un disastro.

In realtà, un disastro lo è da alcuni giorni, perché non si può improvvisare una scaletta, rischiando di lasciare argomenti a terra. E’ l’ora dell’impegno, questa è una mia creatura e ci tengo, non so dove mi porterà, ma dopo due mesi è l’ora della maturità.

L’aggiornamento di oggi è una sorta di promessa, una ripartenza. Anche perché ho dei pezzi in cantiere che voglio fare uscire, oltre a tutta una serie di cose da mettere in fila su altri fronti oltre a quello che più mi appassiona che è quello giornalistico. Ragion per cui, dopo tanto tempo, parlo di me, di quello che sarà questo blog, di ciò che sarà questa rassegna. Un impegno serio, non un cazzeggio estemporaneo in attesa che gli eventi sopraggiungano. Questa è una parte di me che covava da molto tempo e a cui non voglio più rinunciare. Dopo anni di gavetta, anni in cui i compensi per ciò che scrivevo da poco sono passati a niente, ho la possibilità di scrivere quello che mi pare, quando mi pare e come mi pare, modalità con la quale non rubo il lavoro a nessuno, non faccio la guerra ad alcuno e mi faccio leggere da chi può apprezzare. La mia libertà è totale, oggi ho La Pressa e Caratteri Liberi che mi danno asilo, ma ho soprattutto questo spazio che sto imparando ad usare ogni giorno di più.

Insomma, basta cazzeggio. E’ il tempo della maturità, ho scritto tanto, in tanti anni e voglio farlo ancora. E voglio farlo bene. Da domani (lo so che si dice sempre così) si cambia. In meglio.

Aisha (aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 11 maggio 2020)

La vicenda di Silvia Aisha Romano, mi ha lasciato molto perplesso. Perplesso per il trattamento mediatico, perplesso per la passerella del Governo, perplesso per le reazioni da tifoseria che sono passate sopra il dramma di un rapimento di una donna, da parte di terroristi islamici e tutte le conseguenze del caso. Va detto a onor del vero che l’unico politico che si è sempre speso per Silvia Romano, è stato Giuseppe Civati, tutti gli altri se n’erano scordati. Così come va detto che abbiamo visto gli hastag con scritto #veritapergiulioregeni o #bringbackourgirls, ma per Silvia Romano c’è stata relativamente poca pubblicità. Forse un po’ adesso è nell’occhio dei media perché questa presunta conversione libera, fa rima con il decadimento dell’occidente viziato che tanto piace ai sinistrati. In pochi si stracciano le vesti per i quattro milioni finiti nelle casse di Al Shabaab, laddove anni fa, ricordo chi si irritava per il minuto di silenzio per i militari morti a Nassirya o irrideva la morte di Fabrizio Quattrocchi. Alla fine della fiera torna sempre la politica, tutta italiana, della moglie americana e dell’amante araba, l’Italia in questo strano scacchiere geopolitico aveva una sua centralità nello scenario mediterraneo, anche se pesantemente doppiogiochista, basti pensare al caso di Sigonella, gli alleati Usa da un lato, un terrorista palestinese dall’altro e il Governo italiano schierato dalla parte di quest’ultimo. Solo che adesso, come si legge su Atlantico Quotidiano, pare che pure nel Mediterraneo stiamo sempre più perdendo centralità, dopo un’azione dove le nostre forze di intelligence non hanno particolarmente brillato. L’unico consiglio di lettura che mi sento di dare, in questa riflessione senza titolo, è l’articolo scritto da un altro sequestrato da banditi islamici, Domenico Quirico, inviato di guerra de La Stampa. La sua è la riflessione che mi pare sia più opportuno leggere, in quanto sa perfettamente di cosa si parla, quando si parla di rapimento.

Se ti è piaciuto ciò che hai letto…

puoi fare un'offerta a sostegno di questo piccolo blog

€1,00

Tre indizi per una prova (aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 10 maggio 2020)

Si dice che tre indizi fanno una prova, ragion per cui abbiamo la prova di essere in una società deviata, o per lo meno, abbiamo la prova che la percezione della società e della giustizia sociale non è uguale per tutti, in modo particolare per chi tiene le redini della narrazione quotidiana di ciò che accade. Non a caso, infatti, ogni giorno viene denunciato il giornale unico, il telegiornale univoco e ogni giorno sui social esprimere un’opinione è un atto temerario. Vediamo dunque i nostri tre indizi.

Il primo è un articolo di Davide Cavaliere su Caratteri Liberi che ben descrive l’attuale collocazione tra il bene e il male nella narrazione politica. E se è vero che la sinistra viene narrata come il baluardo in difesa del bene, è opportuno aggiungere che hanno messo un carico da undici nel costruirne la narrazione.

Il secondo indizio è un articolo di Massimo Del Papa su Lettera 43 che spiega lo stato delle cose per quello che concerne la realtà dei disabili. Definire la questione una Caporetto assoluta è usare un eufemismo, ma tant’è. Anche qui, siamo sommersi da una narrazione tremenda, che tutto va ben madama la marchesa, il presidente col ciuffo e le sue innumerevoli task force di esperti hanno tutto sotto controllo. Proprio tutto. Eh già.

Il terzo indizio è il punto che Giuseppe Leonelli, direttore de La Pressa, fa relativamente alla questione degli asili nido esternalizzati a Modena, facendo notare che, in campagna elettorale, il Presidentissimo aveva detto che sarebbero stati gratis in tutta la regione. Certo, la notizia non è passata inosservata sui quotidiani locali, che ricordiamolo, influenzano molto l’opinione pubblica con risvolti anche a livello nazionale, ma solo un giornale fa notare il contrasto in termini di parole e fatti, tra un presidente di regione, e un sindaco, tra l’altro ex assessore proprio di quella regione, che sono guarda caso dello stesso partito.

La ricerca di indizi…

richiede sostegno! Fai un offerta per questo blog!

€1,00

Cronache dalla fase due (aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 9 maggio 2020)

La prima settimana della fase due mi ha portato a fare alcune riflessioni. Innanzi tutto, leggendo diversi giornali, apprendere che l’epidemia di Covid-19 probabilmente è partita già a novembre dopo il ritorno della delegazione italiana ai giochi mondiali militari di Wuhan (già, proprio lì), mi da da pensare che non sapremo mai con certezza il reale numero delle vittime, se non per un calcolo statistico approssimativo, in relazione ai morti anno per anno.

In secondo luogo, e parlo per esperienza diretta, vissuta sul mio posto di lavoro, non è vero che gli italiani sono indisciplinati. Vero, in giro si vedono persone che lì per lì non portano la mascherina, ma se si entra in un supermercato, o anche in una ferramenta le cose cambiano drasticamente. Mi è poi venuto da pensare, per me che lavoro in ambito edile, che nella cantieristica, che già è soggetta a numerosi controlli anche solo per il fatto di allestirlo un cantiere, sarebbe bastato uno stop di una settimana, massimo dieci giorni e poi tutto poteva riprendere tranquillamente una volta aggiornati i protocolli di sicurezza. Per lo meno questa è l’idea che mi sono fatto io.

Se ci fosse stata un po’ più di organizzazione, se davvero il governo fosse stato pronto, le zone rosse sarebbero state gestite diversamente, l’avrebbero avuta anche a Bergamo e Piacenza da subito e, forse, si sarebbero evitate delle stragi. Ma l’Italia non è il Veneto, dove in barba ai protocolli, hanno arginato l’epidemia e hanno avuto ragione.

Il lockdown nazionale è stato sbagliato. Arginare le zone a più alto contagio era la cosa giusta da fare, ma con gli spostamenti limitati, laddove i contagi sono stati bassi, fermare tutto è stato deleterio. Ma col senno di poi siamo bravi tutti.

Se ti è piaciuto ciò che hai letto

Puoi fare una piccola e volontaria donazione a questo blog

€1,00

Mobilità e tecnologia, gli investimenti indispensabili per la Montagna

Per l’Appennino si prospettano giorni di cambiamenti che, in breve tempo potrebbero portare a benefici per il territorio. E’ notizia di questi giorni infatti, che la Regione Emilia Romagna abbia stanziato un fondo perduto di dieci milioni di euro per incentivare il ripopolamento delle aree montane. Contributi fino a 30.000 euro per singoli o coppie che vogliano acquistare o ristrutturare una casa, senza però fare consumo di suolo… [continua a leggere su La Pressa]

Questo articolo lo puoi leggere completo su La Pressa

che è un giornale gratuito e indipendente che tratta notizie da Modena e Provincia. Se ti è piaciuto puoi complimentarti con l'autore facendo un'offerta.

€1,00

Prospettive (corollario alla rassegna ad alta quota del 8 maggio 2020)

Ammettiamolo, pur se questa pandemia ha causato enormi disagi e una crisi di cui ancora non si conoscono le entità effettive, potrebbero esserci delle prospettive di miglioramento. Pensiamoci un attimo, ma anche solo il fatto che una regione come la Calabria, per mano del suo presidente abbia deciso di intraprendere una riapertura autonoma, anche in relazione al fatto di aver avuto meno contagi e meno morti rispetto ad altre regioni, è un dato significativo. Significativo perché è una voce del sud, il tanto bistrattato sud che, questa volta, anticipa il nord perché sa di poterlo fare.

Lo stesso si dica per le aree montane. Si prospetta, per lo meno nel modenese, un ritorno al turismo di prossimità, occasione da cogliere al volo per rendere nuovamente appetibili zone di villeggiatura che, a oggi, sono rimaste ferme a ormai troppi anni fa. Certo occorreranno investimenti in modo da rendere la cosa strutturale e non occasionale, ma le possibilità ci sono tutte, anche quelle di superare l’economia di solo turismo.

Insomma questa sera, più che un aggiornamento una riflessione. C’è una ripartenza da affrontare e serviranno misure non drastiche ma efficaci. C’è la possibilità di una ripartenza che possa assomigliare a un boom. Lo stato attuale non lascia grandi spiragli di speranza, tuttavia, con le giuste, ma soprattutto dovute agevolazioni, si potrebbe prendere un treno che in Italia aspettiamo da anni.

se ti è piaciuto l’articolo

puoi fare un'offerta per sostenere questo blog

€1,00

Cosa MI sono perso (ciò che non vi ho detto nella rassegna ad alta quota del 7 maggio 2020

Nel fare la rassegna oggi, mi è scappato l’articolo che ho messo nella fotonotizia di stasera, e che vi invito a leggere direttamente nella versione online. E’ la vicenda di due sorelle che, causa Covid-19 hanno dovuto rinviare l’apertura del loro negozio e questo lo riporto, a testimonianza del fatto che questo lockout, non solo ha interrotto una moltitudine di attività, ma ne ha anche rinviato la nascita. Spiace il fatto, soprattutto perché si tratta di due ragazze giovanissime e intraprendenti a cui questo modesto blog, augura ogni bene.

Questa notizia, fa il paio con i dati di Unioncamere riportati da La Pressa: aumentano le imprese straniere e calano quelle dei giovani, ma del resto, con questo governo che più è traballante e più sta in piedi e meno fa, cosa ci aspettiamo, forse un’iniezione di ottimismo?

Insisto ancora sull’industria dello spettacolo ma lo faccio per interposta persona e vi rimando all’intervista che Stefano Soranna, ha fatto a Fabrizio Tavernelli sul suo blog per Il Fatto Quotidiano. Si parla dello stato attuale della musica dal vivo e degli scenari che si prospettano per il futuro immediato

Infine segnalo un gustosissimo ritratto di Andrea Scanzi fatto da Davide Cavaliere per Caratteri Liberi che vi invito calorosamente a leggere, in attesa che sblocchino anche il buon Davide e possiamo tornarci a leggere i suoi commenti al vetriolo.

Se ti è piaciuto quello che hai letto

puoi fare un'offerta per sostenere questo piccolo blog

€1,00

Shake you money maker (aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 6 maggio 2020)

Colpevolmente oggi non ho fatto segnalazioni da La Pressa, ma va detto, nella forma che sta prendendo la nostra rassegna, e cioè la voce non solo dell’Appennino, ma della provincia in generale. Del resto, con già tutte le belle e approfondite rassegne che ci sono tra i vari network, che senso ha parlare di cose di cui parlano tutti? In fondo anche parlare della provincia più remota, è un modo per interpretare il mondo.

Vi rimando dunque alla testata con cui collaboro, per un pezzo di economia che verte sul tema dei prestiti a garanzia statale per le piccole imprese. I dati nel modenese sono deprimenti, ma ad esserlo è la coltre di burocrazia sotto cui hanno sepolto questi provvedimenti.

Oggi poi non vi ho segnalato, o meglio, l’ho fatto solo quando ho letto la prima pagina, l’intervista a Claudio Longhi, direttore artistico di Emilia Romagna Teatri Fondazione sulla Gazzetta di Modena. Verrebbe da dire ben svegliati, anche se si tratta comunque dell’intervista a un pezzo grosso, cioè il direttore del teatro stabile pubblico regionale. Vale a dire il braccio armato della cultura “di regime” perché, sarebbe il caso di dirlo, il mondo spettacolo altro non è che una struttura parastatale, se lo Stato o la Regione, come si suol dire “cacciano i sordi” la filiera funziona (vi ricorda niente il nome Fus, acronimo di Fondo Unico per lo Spettacolo?), ma se manca il supporto pubblico allora sono problemi. E d’accordo che se vengono a mancare i pesci grossi, non mangiano nemmeno i pesci piccoli, ma direi che ormai sia il caso di cominciare a ripensare tutta la filiera: detassazione, più iniziativa privata, meno vincoli burocratici per gli spettacoli dal vivo, riqualificazione delle strutture e, soprattutto, creazione di strutture polivalenti, riconoscimento professionale, flat tax per gli operatori del settore al di sotto di una certa soglia di introiti e ammortizzatori sociali. Lo so che sto insistendo molto su questo tasto, ma esiste una moltitudine di professionisti, alla base di questo settore, che sono senza tutele e impossibilitati a fare qualsiasi cosa al di fuori dello streaming. La musica, il teatro e l’arte in generale, non si possono fare in modalità smart working.

In questo articolo si parla di soldi

duole dirlo, ma gli sforzi fatti, meriterebbero un obolo

€1,00

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: