Chi semina vento…(aggiornamento alla rassegna ad alta quota del 28 aprile 2020)

E così in piena pandemia, con tutto ancora da vedere e decidere, la stampa main stream, ma anche quella più legata al pettegolezzo da credito alle presunte spaccature in seno alla Lega, e alle presunte rotture tra Salvini e Meloni. Passi per Dagospia che ne azzecca il giusto, ma che di gossip ci campa, il titolo fuorviante sull’intervista a La Stampa di Giorgia Meloni, con l’intervista che dice tutt’altro da un po’ da fare. Vedremo, lo ripeto, come si strutturerà il gruppo Gedi a livello locale, così quando avremo anche la truppa dei giornali veneti e lombardi che soffieranno sulla presunta scissione Salvini-Zaia, capiremo che di vero c’è poco. Non tanto perché da queste parti si tifi Lega, ma perché più che leggere Dagospia, andrebbe letto Atlantico Quotidiano, nello specifico Paola Sacchi, che spesso sul quella rivista on line, riscopre la storia del partito del Senatur 2.0. Ecco, fatevi una letta di quello anziché dar credito a chi vuol mettere zizzania. Sono due giorni su la Verità di Belpietro si focalizza l’attenzione su chi fomenta la spaccatura tra Giorgetti e Zaia da una parte e Salvini con Borghi e Bagnai dall’altra. E il paradosso è che col fatto che Zaia ha più che ben gestito la situazione in Veneto, allora adesso è diventato rispettabile, quando due mesi fa altro non era che l’ennesimo buzzurro razzista del nord che accusava i cinesi di mangiare topi vivi. Nessuno, guarda un po’, invece fa caso a Bonaccini che di fatto è già leader del Pd nordista (Sala si è un po’ bruciato di sti tempi, ma lo sosterrà) ed è lì lì che tra un pò si sostituirà a Zingaretti, forte dell’essere l’uomo che ha fermato Salvini in Emilia-Romagna, e della stampa che ben si guarda dal sottolineare che ha fatto errori anche lui, che niente hanno da “invidiare” a quelli di Fontana in Lombardia. Tutte chiacchiere? O siamo sempre ai due pesi e due misure del tipo che Fontana ha fatto un disastro in Lombardia ma Bonaccini no e Zaia scalzerà Salvini ma Bonaccini starà al suo posto? C’è un detto, non quello che ho riportato nel titolo, che dice che la lingua batte dove il dente duole. Ebbene, la pandemia copre, oltre alle debolezze del governo, anche le debolezze di chi l’esecutivo lo sostiene. Provate a invertire il canone, si parla della fragilità dell’asse sovranista, della corsa alla leadership leghista… ma nessuno fa caso che Bonaccini studia da statista. Vedremo se il tempo mi darà ragione.

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