La sinistra e quella malattia chiamata antagonismo

Mi viene da sorridere a leggere della vittoria di Syriza in Grecia. Non perché tifassi per Tsipras e i suoi, ma per tutto quello che ne è conseguito. Se suona grottesco il festeggiamento da parte delle destre anti europee, suona invece come patetica l’acclamazione di Tsipras salvatore del popolo da parte della sinistra italiana. Da Civati a Vendola, passando per Cuperlo, tutti a fare festa. Per cosa, ancora non si sa. Da che ne ho memoria, e si parla dai tempi del “correntone” degli allora Democratici di Sinistra, in questo paese s’è coltivato il sogno di una sinistra unita, riemerso ieri per l’ennesima volta, segno che la disfatta della Sinistra Arcobaleno del 2008 non è bastata ancora a far capire come vanno le cose a sinistra in Italia. Tolto il discorso anti troica che interessa più a Salvini che non a Civati & Co, il discorso è squisitamente  politico, e siccome sono stato anch’io un militante di sinistra radicale ai tempi, conosco fin troppo bene i miei polli.
Per cui no, non illudetevi, non ci sarà una sinistra “a la Tsipras” in Italia. Non è possibile per almeno 3 motivi:

#1 l’Italia più che a Bruxelles è legata a Washington. Da quelle parti una forza progressista non è ben vista, diversamente le elezioni in Italia le avrebbe potute vincere il Pci di Berlinguer. Non è stato possibile per gli equilibri della guerra fredda, e oggi non è possibile per gli interessi americani sul mediterraneo, di cui l’Italia è portavoce a doppio gioco. Per approfondire, occorre scorrere l’archivio di “Blu notte” c’è una puntata che, partendo dal caso Abu Omar, analizza l’operato dei servizi segreti italiani.

#2 Tsipras è un leader terzomondista. Come lo fu Zapatero, come lo fu Marcos e come lo fu Che Guevara e via dicendo. Non lo dico per snobismo o per presunta superiorità dell’Italia sul resto del Mediterraneo. Lo dico perché i modelli presi dalla sinistra radical-chic di casa nostra sono modelli di tipo mitologico/salottiero, catturati in paesi più scalcagnati del nostro. Zapatero ha vissuto l’onda lunga dei successi economici di Aznar ma non ha saputo fronteggiare la crisi e, salvo alcune battagli di (presunto) progresso non ha combinato granché. La Grecia oggi è un avamposto di terzo mondo (nel senso latinoamericano del termine), l’Italia nonostante tutto no. Piaccia o meno, Renzi ha scelto Blair come riferimento, che avrà pure dato continuità alle politiche della Thatcher, ma ricordiamo che siamo in democrazia e, alle elezioni o si vince o si perde. Per quanto la sinistra non lo accetti, la Thatcher ha vinto.

#3 La sinistra nostrana è malata di antagonismo. E’ rimasta di lotta contro cosa non si sa, ma dopo Berlinguer, a dispetto del dirsi progressista, non è affatto progredita, anzi. Ha inglobato dentro se la cricca extraparlamentare che tanto extra a conti fatti non ha voluto essere ha perennemente bisogno di nemici (Berlusconi in testa) che poi si trasformano in alibi, non sa assumere responsabilità di governo, ed esige una purezza del proprio elettorato. Prova ne sia che, vinte le europee col 41% dei consensi, molti della sinistra Pd hanno iniziato a sentire strani pruriti: la classica allergia al centro e al prendere voti dall’elettorato tradizionalmente opposto. Come se Tsipras in Grecia avesse vinto col solo elettorato di sinistra. Ve lo dico in lingua madre: par piaser!

Questi sono i fatti. I giornali progressisti soffieranno sul fuoco di Civati che punta alla scissione solo perché, da fondatore della prima Leopolda, è stato surclassato da Renzi. Cuperlo dal canto suo non ci sta, dopo una vita a scrivere i discorsi a D’Alema, a non avere il suo “meritato” posto da leader. Vendola… dopo aver cavalcato le due repubbliche, prova a ricostruire il suo ennesimo movimento (si badi bene dal dire che è un movimento ad personam per non finire al rogo) per entrare nella terza. Fassina… chi?
Inutile dire che è tutta cronaca e niente arrosto. Probabilmente, eletto il Presidente della Repubblica, il secondo atto del capo dello stato sarà di nominare un Renzi bis, sostenuto da Pd e Fi al netto dei dissidenti. Conoscendo quelli di sinistra (essendo gli anti nazareno una combriccola ulteriormente frammentata) faranno un po’ di dentro-fuori, al pari dei seguaci di Fitto (vedi l’esempio di Alfano). Da giovedì sapremo. Intanto però chi di dovere si metta l’anima in pace e se ne faccia una ragione: in Italia, un’altra sinistra non è possibile.

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