Non c’è niente di più facile, ora, che cadere nella retorica, sia quella di tipo anti islamica, sia quella di tipo boldriniana. Niente di più facile. E puntualmente ci si scivola tutti, perché la triste verità della strage di Parigi coi dodici morti dell’assalto al giornale Charlie Hebdo è, ancora più di una volta, che il male è banale e banali ne sono le cause. Fino a due anni e mezzo fa avrei potuto, come tanti, buttarla sulla banalità della religione, in preda a un sussulto relativista. Oggi, da cristiano rinnovato, un discorso del genere mi ferisce perché finisce per banalizzare anche ciò in cui io credo. Eppure, anche in questo momento in cui la Francia continua a esplodere, la banalità è il dato più evidente. Non il terrorismo, non la laicità, non l’islam, non lo scontro di civiltà. Banale è stata la causa delle strage, banale l’obiettivo, banali le 12 morti. Ancora più banali i commenti che si sono susseguiti. Banale anche il contesto, la Francia l’Europa, e il connubio di valori che si cerca di far coesistere in nome di un razionalismo che tutto è tranne che razionale. A partire dalla laicità che deriva dal termine “Laico” il quale, a dispetto dell’abuso che se ne fa, non significa necessariamente che la persona definita tale, non segua una fede. Come dai laici si sia arrivati alla laicità ostendandola come valore e come collante per il multiculturalismo, solo il consumismo ce lo può spiegare. E non voglio qui imbattermi in una polemica di stampo marxista e anticapitalista, ma è un dato di fatto che il collante sociale della millantata Europa è il consumismo con le contraddizioni che comporta. Il consumismo ha portato alla “rivoluzione sessuale” che altro non è che l’ostentazione del libertinismo. Il consumismo ha portato all’emancipazione della donna, se non fosse che è più oggetto di prima nonché vittima del politicamente corretto che però non impedisce il perpetrare di azioni violente e omicide. Sempre il consumismo ha sdoganato l’omosessualità, facendola uscire dai vizi e inserendola nelle virtù del mercato, perché c’è sempre un mercato da conquistare e la Barilla ne è un esempio.
Ai tempi della primavera araba pensavo che più della ragione, anche con l’islam, ne avrebbe potuto il mercato, ma le cronache di questi giorni dimostrano che avevo torto. Del resto oggigiorno il mercato non basta a se stesso, anche se soluzioni migliori alle porte non se ne vedono.
Ma è il mercato che tiene in piedi questa falla chiamata Europa, questo guazzabuglio che si sforza di essere multiculturale ma cova i nazionalismi sotto la cenere, che prova a farsi accogliente ma risulta demente nell’approccio, che parla di unità e ottiene divisioni, che propugna valori che stanno insieme con lo sputo e il risultato è follemente contraddittorio. E si arriva alla banalità, quella dell’economia a moneta unica, dei bilanci equilibristi e della politica parolaia, espressione a sua volta della società parolaia che oggi è tutta Charlie ma il resto dell’anno no. E la banalità trionfa su Facebook, su Twitter e sui mondi social, dove tutti possono dire la loro banale opinione senza sapere ciò che realmente dicono su islam e cristianesimo, perché i fattori spirituali, mettetevelo bene in testa, non sono razionalmente spiegabili. O avete fede, o non vi esprimete poiché “il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza” (Osea 4:6-16) e data la banalità delle affermazioni, sufficiente a replicare le sparate di Salvini (quindi di livello renziano), direi che di conoscenza non ne avete affatto. Anzi contribuite a rendere ancora più banale un fatto grave, assurdo, tremendo perché contribuite a tollerare l’intollerabile in nome di un ecumenismo laico e consumista che ha omologato trecento milioni di persone sotto le note di un Inno alla Gioia che oggi dovrebbe risuonare orgogliosamente, mentre ciò che si percepisce, di radio in radio, di tv in tv, di giornale in giornale è un inno all’angoscia. Un’angoscia tremenda e banale, come banale è il fatto che il commando di Parigi è nato e cresciuto in Francia: fa tornare alla mente Pasolni nel suo lucido scritto “Il potere senza volto” in cui descriveva l’impossibilità di distinguere fascisti da antifascisti. Nessuno ha distinto i terroristi dagli altri, fino a che questi hanno fatto quello che sappiamo.
Per questo mi ostino a dire che quello che è accaduto è banale e che ogni commento è superfluo. Perché sono impotente di fronte a questo scempio umano, e altrettanto umanamente non posso nulla a maggior ragione dalla profonda provincia in cui vivo e in cui tutti da domani, passata l’orda di commozione (che non porta nemmeno le scarpe a quella- se c’è stata- per Pino Daniele) si saranno scordati d’essersi chiamati Charlie per un giorno e, soprattutto, se ne scorderanno il motivo. Posso solo chiudermi nella mia fede e pregare che in altra sedesistemino le cose. A voi parrà banale se non ridicolo, a me neanche un po’.