che senso ha oggi la resistenza? non solo quello della memoria che a dirla tutta, rischia di essere una cosa fine a se stessa e fin troppo soggetta a rimaneggiamenti. anche perché è inutile, oltre che ridicolo, paragonare lo stato delle cose di oggi a quello di quasi settant’anni fa. ridicolo paragonare Berlusconi a Mussolini, ridicolo pensare che l’unità nazionale di oggi (che tra l’altro appare minuscola rispetto alla solidarietà nazionale di Moro- Berlinguer, purtroppo stroncata sul nascere) possa essere accostata a quella del Cnl.
oggi resistere è altro, è innanzi tutto essere consapevoli. consapevoli che ci stanno togliendo la terra da sotto i piedi, che Monti è più accostabile a un Badoglio che non a un De Gasperi e questo la dice tutta circa la soluzione di continuità con cui ci stanno portando al baratro. l’attuale maggioranza non è accostabile al Cnl, rispetto al ’43, c’è sì la consapevolezza che le cose stanno andando di male in peggio, ma non c’è quella voglia di riscatto che c’era allora o per lo meno tutte le manovre di oggi, sono nate e rimaste nel palazzo, mentre settant’anni fa, vuoi anche per il fatto che le opposizioni erano al bando, qualcosa dal basso si mosse. la differenza, non piccola, sta tutta qui.
il consumismo e la joie de vivre ci hanno anestetizzati. non c’è ancora una vera e propria consapevolezza della crisi in cui versiamo, o per lo meno non la vogliamo vedere. di conseguenza manca quella spinta necessaria per spodestare questa classe politica, non con gesti violenti o di lotta armata, non siamo idioti visionari per carità; ma col gesto democratico e non violento del rifiuto, del non voto, del non consumare, del mandare veramente in crisi tutto il sistema su cui si regge questo ridicolo teatrino che ci governa.
consapevolezza dunque, come prima arma per resistere. e come arma definitiva per riprenderci in mano il nostro futuro.
Stefano Bonacorsi