che la porcata sia con voi!

decapitati i vertici leghisti, più per resa dei conti interna che non per i guai giudiziari della ‘ndrina bossiana, le porcate rimangono e sono quelle dell’ABC, che tanto fa rimpiangere il vecchio CAF (anche se, tra correre e scappare…). come emerge da questa notizia è stata fatta la bozza di riforma istituzionale. riduzione numero dei parlamentari, superamento del bicameralismo perfetto e blablabla… questo per intenderci. entrando nello specifico della bozza emergono alcuni particolari non inquietanti, bensì sconfortanti su quello che potrà essere la riforma, ammesso che vada in porto. tralasciando il numero esiguo dei tagli dei parlamentari (si può tranquillamente fare una Camera da 360 deputati e un Senato da 180 senatori sfanculando il voto degli italiani all’estero, che vengano a subirsi direttamente le conseguenze delle loro azioni perdìo), quello che mi lascia perplesso è il processo di formazione delle leggi. a leggersi la bozza dell’articolo 72, non si capisce un benamato. voglio dire, non serviva la scala per capire che una ripartizione delle competenze tra le camere si poteva fare sulla base dell’articolo 117 (cioè la ripartizione tra le materie di competenza esclusiva dello stato, e di materia concorrente stato-regioni). quello che non capisco è la previsione di un criterio di prevalenza in base al quale si sceglie a quale camera destinare il disegno di legge, così come non mi è chiara la previsione di una possibilità che una camera ridiscuta quello che ha fatto l’altra se un terzo dei componenti non ha niente da dire entro 15 giorni dall’approvazione da parte della prima camera. leggetevi la bozza e, se masticate un po’ di diritto pubblico, vi apparirà chiara la contraddizione. quello che voglio dire è, una volta deciso chi si occupa di cosa, affidando alla Camera dei deputati le materie di competenza esclusiva dello stato e al Senato le materie di competenza concorrente Stato- regioni, non è più semplice stabilire una serie di materie comuni tra le camere (tipo la legge di bilancio o le missioni all’estero, oltre alle procedure in seduta comune), e chiarire che laddove non è specificato è competente una camera sola? a che serve la previsione di un eventuale comitato paritetico che decida chi si deve occupare di un determinato disegno di legge? per non parlare della commissione paritetica per le questioni regionali che discute le materie di competenza concorrente. ma dico io, fare in modo che i presidenti di regione godano di diritto di un mandato senatoriale? così facendo si introdurrebbe il rinnovamento parziale del Senato, ma con le funzioni diverse tra le camere non sarebbe un problema, e finalmente si avrebbe una rappresentanza seria delle autonomie locali e soprattutto verrebbero meno i problemi di comunicazione, oltre a garantire una soluzione di continuità nelle materie di competenza concorrente (oltre ad abolire la puttanata della conferenza Stato-Regioni e i gli inutili delegati dei consigli regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica).
poi sarò scemo io, ma più che i poteri del Presidente del consiglio, che con un buon sistema maggioritario basato sul modello francese (e previsto anch’esso dalla Costituzione e non con una legge ordinaria) non necessiterebbero in quanto si avrebbe un parlamento degno di questo nome; avrei aumentato quelli del Presidente della Repubblica. buona l’idea del potere di revoca dei ministri su proposta del capo del governo, ma per me dovrebbe essere esercitato una volta sentiti i presidenti delle camere eliminando lo strumento della fiducia.
mi spiego meglio: in un modello parlamentare come il nostro, il centro della politica è appunto il parlamento. con un sistema maggioritario da cui nascono maggioranze forti o deboli (e non guazzabugli) lo sbocco quasi naturale è che i leader dei partiti o delle coalizioni, diventano capi di governo. personalmente non ho mai capito lo strumento della fiducia, che tra l’altro viene abusato nel momento in cui c’è da decidere nella maniera “o si fa così o tutti a casa” tanto cara anche all’attuale presidente Mari&Monti. preferirei un sistema in cui il Presidente della Repubblica, preso atto di ciò che potremmo chiamare “palese inefficacia dell’azione di governo”(quando le proposte del governo vengono sempre o quasi respinte per intenderci) può, sentiti i presidenti delle camere revocare il governo e conferire un nuovo incarico. più o meno quello che ha fatto Napolitano con Berlusconi, solo che non c’era nessuno strumento costituzionale vero e proprio per farlo (e infatti l’imperatore dimezzato ha rassegnato le dimissioni). lo strumento della fiducia, così com’è nella costituzione è fatto in previsione di un governo non necessariamente politico, nominato in un accordo tra Presidente e parlamento sulla base del risultato elettorale. ma siccome in un paese democratico e normale prevale la politica, la fiducia sarebbe scontata specie con un sistema maggioritario. ed esistendo un organo terzo come il Presidente della Repubblica… ma qui si parla addirittura di un ritorno al proporzionale!
nella bozza non si parla di ampliare i poteri del Presidente della Repubblica anzi, con la scusa del “forte governo” probabilmente si ridurrebbe sempre più a un soprammobile. perché allora non prevedere, nel già previsto potere di nomina dei funzionari dello stato nei casi previsti dalla legge, la nomina dei vertici Rai e delle varie authority, magari specificandolo nella costituzione? così forse le nomine diventerebbero un po’ meno politiche ma soprattutto meno polemiche.
invece no, niente di tutto questo. il processo legislativo, anziché andare verso una semplificazione va verso uno strano bizantinismo, il governo ipoteticamente forte sarebbe sotto il continuo ricatto delle segreterie di partito (ma la chiamano sfiducia costruttiva) e soprattutto, i costi della politica continuerebbero ad essere alti. ma tant’è, a questo siamo e alle porcate ci affezioniamo. con buona pace di chi ci crede ancora.

Stefano Bonacorsi

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