c’è qualcosa di inquietante dietro la diffusione della telefonata tra il comandante Schettino e la capitaneria di porto di Livorno. e lo si può vedere tranquillamente cazzeggiando su Facebook. il dato che balza all’occhio è la presa in scherno dello sbottare del capo della capitaneria di porto De Falco con l’affermazione “vada a bordo cazzo!”. si finisce che ci si scherza sopra, ma la cosa non mi piace, avverto un fenomeno di cui ho già parlato e che se vi interessa è riportato nel mio libro “La celebrità criminale”. il fenomeno che avverto è che la frase di De Falco, finirà per essere una battuta da cabaret, mentre Schettino passerà da carnefice a vittima. le premesse ci sono tutte, innanzi tutto la telefonata: io l’ho vista riportata al tg de La7, e nonostante il direttore Enrico Mentana, mostrasse il suo disappunto verso Schettino (soprattutto quando ha dovuto leggere il che quest’ultimo era stato posto ai domiciliari anziché in carcere) l’effetto che ho percepito non era quello dell’indignazione ma della compassione. Schettino fa compassione. c’è il rischio che quest’uomo passi per martire, in virtù del fatto che, incalzato da De Falco, si mostrava incapace di reagire, annichilito. consapevole dell’errore commesso, si comportava come lo studente colto dal preside nel pieno di una cazzata madornale. ma allo spettatore, c’è il rischio che questo particolare sia sfuggito. c’è il rischio che lo spettatore colga Schettino come un povero Cristo che impanicato non sa cosa fare. c’è il rischio che lo spettatore provi compassione per questo sciagurato. c’è il rischio che il fatto che quest’uomo sia stato il primo e non l’ultimo a lasciare la nave, passi in secondo piano rispetto alla figura da fesso che i telegiornali hanno spiattellato a reti quasi unificate. se i legali colgono minimamente questo aspetto il gioco è fatto e nessuno pagherà per quanto accaduto all’isola del Giglio. l’opinione pubblica si dividerà tra innocentisti e colpevolisti, e il giudizio sarà una volta di più influenzato e davanti agli occhi di tutto il mondo, la credibilità del nostro sistema processuale- penale, andrà a farsi fottere. già l’avvocato di Schettino, in una dichiarazione che ho sentito letta da Mentana, ha dichiarato che non si può mandare una persona in carcere sull’onda del giudizio dell’opinione pubblica e mai frase fu più azzeccata, perché allo stesso modo, non si potrà giudicare la sua colpevolezza. i mass media, farebbero bene a concentrarsi su quanti hanno operato per salvare il salvabile dalla Concordia, sull’ammutinamento nei confronti di un comandante inetto, e non a cercare il sensazionalismo e l’audience con la messa in diretta di una telefonata che come effetto ha ottenuto la realizzazione di una maglietta con scritto “vada a bordo, cazzo!”. il meccanismo è già scattato e tra qualche anno, passata l’orda mediatica e tutto il contorno, vedremo celebrare un processo che avrà una sentenza di cui nessuno sarà soddisfatto, in primis i famigliari delle vittime. a nulla varranno le varie class action e similari. Schettino sarà un fenomeno da Porta a Porta, al pari della Franzoni, di Alberto Stasi e di Amanda Knox. mi auguro di cuore di avere torto. non sopporto di avere ragione in questi casi.
Stefano Bonacorsi