il Mucchio è morto, viva il Mucchio! in realtà non è ancora così e francamente non me lo auguro e non lo auguro a loro. in primis perché ho rinnovato l’abbonamento. il fatto è però, che pur avendolo fatto il 23 dicembre tramite bonifico, l’abbonamento parte da marzo, e quindi il numero di gennaio ho dovuto comprarlo. nel caso ci fosse bisogno di conferma delle fonti, posso rendere pubblico il bonifico e la mail inviatami da Maioli in cui mi spiegava i motivi della mancata consegna. ora, personalmente l’ho vissuta male, m’è parsa un pò una cialtroneria, anche perché tutta la rottura di coglioni sulla chiusura del Mucchio e la relativa campagna abbonamenti in pieno Manifesto- style, è stata successiva al mio rinnovo. per avere il numero di gennaio sono dovuto andare in edicola e spendere euro 10 (più la benzina perché il Mucchio più vicino si trova a 15 km da casa mia). e mi son trovato la nuova rivista tra le mani, con la brutta sorpresa della carta nuova e la brutta nuova grafica. sui contenuti ancora non mi esprimo perché, piagnisteo a parte, non ho avuto molto tempo di leggere. però…. uffa, ero abituato a vedere il Mucchio come una rivista d’avanguardia, avanti anni luce su contenuti e cornici e mi ritrovo una grafica che pare quella di Jam! fatico a leggerlo, davvero, e non perché hanno spostato l’impaginazione delle rubriche…. non so, sarà l’aria di crisi o l’ansia di chiusura, ma mi pare un Mucchio che insegue anziché essere seguito…boh! poi sarebbe ora anche di cambiare la grafica di Extra, però…
tornando al dunque, l’abbonamento l’ho fatto e, mi auguro, per un altro anno sarò a posto. in attesa della nuova creatura dell’ex direttore Max Stefani, su cui sono molto curioso, anche in virtù del pallosissimo strascico relativo alle sue dimissioni avvenute lo scorso maggio. ora, entro nel pieno dell’ennesima polemica, in quanto un pò mi sono rotto e un pò voglio dire la mia. ammetto che Stefani mi manca sulle pagine del Mucchio, mi mancano le sue interviste da battitore libero e mi mancano le sue rubriche. va però ammesso che tolto lui, il Mucchio non è cambiato più che tanto nei contenuti, c’è stato il bell’ingresso di Claudia Durastanti, alcune cose erano semi-nutili (la rubrica finale di Beatrice Mele, una sorta di short talks fatto coi ritagli presi da Internazionale). il nuovo numero, ripeto, l’ho solo sfogliato e mi sono letto solo “Crampi”. ammetto anche che Federico Guglielmi, in generale, non mi è mai stato troppo simpatico, mi è sempre parso quello che fa il severo da un lato, e poi dall’altro da la pacca sulla spalla come per dire “la prossima volta farai di meglio” (la mia firma preferita, musicalmente parlando, è quella di Eddy Cilia, mentre i miei giornalisti preferiti, nel Mucchio, sono Massimo Del Papa e Luca Castelli). a conti fatti, da quanto percepisco da semplice osservatore delle diatribe via facebook, l’ex direttore deve avere un certo caratterino e, partendo da qui, ipotizzo che il suo allontanamento sia stato fatto anche per… salvare la rivista? mi spiego meglio: da quanto ho capito, negli anni la diatriba più che Mucchio o non Mucchio, è stata Stefani o non Stefani (si vedano le motivazioni che hanno spinto i Subsonica a sostenere la rivista). il fatto che fosse Max Stefani il direttore, era croce e delizia per la rivista e probabilmente, visto che non ne aveva più l’effettivo controllo (il giornale da tempo era fatto da Daniela Federico + Guglielmi + John Vignola + Mele) il suo allontanamento è stato sollecitato anche per aumentare il gradimento (non entro nel merito delle vendite, non mi riguarda finché la rivista arriva nella mia cassetta della posta!). per avere un’idea di come fosse l’atteggiamento di Stefani nella direzione del giornale, andatevi a leggere in “Fuori” di Massimo Del Papa, il capitolo “Un Mucchio di guai” dedicato proprio alla sua esperienza “selvaggia”. poi se volete c’è anche un’intervista di Andrea Scanzi a Guglielmi su Rockit, risalente al 1999, che rende l’idea di come siano andate le cose negli anni ’80 e su come possono essere andate in tempi più recenti. di par mio, aspetto di vedere meglio i contenuti del nuovo corso del Mucchio, prima di dare un giudizio definitivo, augurandomi che avrò più di un numero per poterlo fare. però mi si lasci dire che la campagna abbonamenti in stile Manifesto, mi è stata e mi sta sulle palle (e nell’incipit di questo post c’è scritto com’è stato possibile arrivare a tanto). questo è elemosinare! che poi, mi piacerebbe sapere, se il contatore conta solo i nuovi abbonati o comprende anche quelli che avevano rinnovato nel corso del 2011 (non so, metti che uno si sia abbonato ad agosto…). e quindi quelli che servono sono 2000 abbonati o questi si devono aggiungere a quelli vecchi? poi la caccia al testimonial… che va bene che molti di questi devono tanto al Mucchio però… non so, mi pare la fiera dell’ipocrisia, probabilmente anche in virtù del fatto che, alla fine, Guglielmi non ha mai veramente stroncato nessuno e, più che a Lester Bangs (citato un pò a cazzo dagli autori della rivista), assomiglia a quel William Miller di “Almost Famous”. a quando l’annuncio che anche Ligabue sostiene il Mucchio? e perché non Omar Pedrini? insomma, io faccio il mio in bocca al lupo a tutti (al Mucchio come a Stefani) chiedendo cordialmente che la piantino di rompere i coglioni coi loro scazzi da primadonna e che soprattutto trovino una maniera più dignitosa di portare avanti i loro progetti. che il Mucchio, così com’è messo, pare essere il governo Monti (dobbiamo fare tutti dei sacrifici, compreso quello di comprare una copia anche se abbiamo appena rinnovato l’abbonamento? ma vaffanculo!), mentre Stefani la mena un pò troppo da martire. ribadisco che leggerò entrambi, ma entrambi hanno rotto i coglioni!
Jack
via facebook mi comunicano che la negligenza sull'abbonamento è mia, dovevo abbonarmi entro il 15. prendo atto della cosa e il vaffanculo di cui sopra beh… ci scherzeremo su (così ci togliamo un pò d'astio che sennò…). ciò non toglie che la campagna abbonamenti manifesto -style, che tra l'altro non ha mai fatto mancare numeri in edicola quando c'erano queste sottoscrizioni di massa, risulta a dir poco patetica. Jack
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