finisce che lo perdi il sonno, in una notte tra le tante di natale, disperso tra la stanchezza e il senso di incompiuto che ti permea. e puoi aver fatto la cosa più giusta, dato l’abbraccio che desideravi, toccato il cuore di altre persone, permesso ad altre di scolpire la tua pietra, ma rimarrà quel dubbio pulsante sotto la roccia, sotto un viso stanco, un sorriso bianco di chi risponde grazie allo stupore altrui. e ancora una volta dimostri che sai fare qualcosa, che puoi donare qualcosa, ma a te stesso, ancora una volta dimostri che lo sai fare solo così, che nessuno potrà tradurre i tuoi gesti, i tuoi sorrisi, i tuoi affanni, le tue emozioni, il tuo trasporto. quello è il tuo solo modo che hai per poter amare, per cercare gli sguardi desiderati l’istante prima che le parole si blocchino, in uno strano imbarazzo, seduto, in una notte in cui più di altre vorresti abbracciare. e non ti resta che lo strazio, perché tra poco ne avrai un altro in più al tuo contatore, e le domande saranno sempre le stesse, e ti chiederai se sarà sempre così o se farai qualcosa per cambiare, o di nuovo ti metterai inerme ad aspettare. finisce che lo perdi il sonno, tra troppi silenzi in troppe stanze vuote, in quel cammino in cui non vedi neanche le tue di impronte. non sono giorni difficili, non c’è niente di difficile. ci sei solo tu, incapace di comunicare, di regalare qualcosa, che non sia un gesto del tuo piccolo mondo. un mondo che non aspetta altro che di essere condiviso. eppure se ne sta lì, su di una soglia, immobile. in attesa che qualcuno bussi.
after st. stephen
Jack